Caso Huawei, le prime reazioni in Italia

A distanza di alcune ore dalla notizia che Google ha tolto la licenza Android a Huawei, iniziano ad arrivare le prime reazioni italiane.
A distanza di alcune ore dalla notizia che Google ha tolto la licenza Android a Huawei, iniziano ad arrivare le prime reazioni italiane.

La notizia bomba che Google ha tolto la licenza Android a Huawei è deflagrata in tutta la sua potenza in tutto il mondo facendo sussultare utenti, aziende e media. A distanza di poche ore dalla notizia c’è ancora molta confusione. Google e Huawei hanno espresso le loro posizioni anche se non è del tutto chiaro cosa succederà realmente ai prodotti dell’azienda cinese. A complicare il quadro per Huawei la notizia che anche alcuni produttori di processori come Qualcomm e Intel non forniranno più i loro chip all’azienda cinese.

Sul fronte mondiale c’è ovviamente grande preoccupazione su quello che succederà adesso e sulle ripercussioni che questa azione avrà sull’industria mondiale, non solo su quella legata alle telecomunicazioni. In Italia, intanto, iniziano a fioccare le prime posizioni ufficiali di aziende ed associazioni su quanto accaduto. Tra i primi ad intervenire c’è il Codacons che teme pesanti ripercussioni per i consumatori. L’associazione sta quindi valutando eventuali azioni contro Google se davvero i consumatori ne dovessero uscire penalizzati.

Si legge, infatti, all’interno del sito del Codacons:

Seguiamo con preoccupazione la lotta commerciale tra Google e Huawei, a pagarne le spese saranno, come sempre, i consumatori. Inibire la possibilità di aggiornare il sistema operativo e, conseguentemente, l’utilizzo di app essenziali e estremamente diffuse come, ad esempio, Gmail, Youtube e il Play Store, costituisce un danno enorme per i consumatori. Sia in termini di sicurezza del sistema e della privacy, più vulnerabili ad attacchi esterni in mancanza di aggiornamenti, sia in termini di funzionalità del prodotto. I possessori attuali di prodotti Huawei rischiano di trovarsi, entro breve tempo, con un device non utilizzabile o quantomeno limitato. Pertanto invitiamo Google, le Istituzioni europee e italiane a fare chiarezza sulle effettive ripercussioni a danno dei consumatori e chiediamo all’azienda di Mountain View di garantire la piena usabilità e gli aggiornamenti di sicurezza a tutti i consumatori in possesso di uno smartphone o di un tablet Huawei.

Sull’argomento è intervenuto pure Luca Spada, amministrare delegato di Eolo, che dal suo profilo di Facebook punta il dito direttamente su Huawei in maniera molto dura, evidenziando come la sua azienda abbia sempre bannato l’ingresso di tecnologia di vendor cinesi.

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In EOLO è da sempre che ho bannato l’ingresso di vendor tecnologici cinesi, principalmente per due motivi:
1) le aziende tecnologiche cinesi sono nate COPIANDO le idee e i prodotti europei e americani. Huawei, che agli inizi è nata copiando gli apparati dell’americana Cisco, aveva addirittura lo stesso identico linguaggio di programmazione degli apparati di rete.
E’ vero: oggi hanno i proprio lab di ricerca e sviluppo, ma hanno sfruttato per anni la mancanza di una legge a tutela del copyright in Cina. Questo è stato inaccettabile: sono nati e cresciuti sfruttando gli investimenti di R&D di altre aziende.
2) tutela e protezione del mercato italiano, in primis, ed europeo. In EOLO preferiamo lavorare con fornitori italiani o in subordine almeno europei.

Il fatto che ora Google e Intel li abbiano bannati, con danni economici per loro ENORMI (i costi dei loro smartphone aumenteranno senza contare tutti gli investimenti fatti con Huawei che andranno svalutati) significa che hanno prove concrete di implementazioni hardware e software “discutibili” sugli apparati Huawei…

Dichiarazioni molto forti che sicuramente faranno discutere ma che probabilmente non saranno le uniche visto che la guerra portata avanti da Trump contro le aziende cinesi ha trovato molti sostenitori anche in Europa. Al momento, nessuna reazione dal mondo politico ma anche quelle non tarderanno ad arrivare.

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