Google Stadia, novità su multiplayer e controller

Emergono interessanti dettagli sul multiplayer e sul controller di Google Stadia grazie alle FAQ relative al servizio.
Emergono interessanti dettagli sul multiplayer e sul controller di Google Stadia grazie alle FAQ relative al servizio.

Google Stadia è un sistema di gioco chiacchieratissimo e sono in molti a non vedere l’ora di mettere le mani sulla piattaforma basata sul cloud computing. Adesso la società, grazie a un completo aggiornamento delle FAQ relative al servizio, fornisce nuovi interessanti dettagli.

Si era già parlato della questione “proprietà”, del timore degli utenti di perdere un determinato titolo qualora venisse rimosso dal catalogo, ma ora sopraggiungono conferme confortanti. Le FAQ riportano infatti che “Google Stadia punterà a mantenere disponibile il gameplay di qualunque gioco acquistato in precedenza”.

Inoltre, la compagnia ha confermato che la piattaforma supporterà i giochi multiplayer, non soltanto online: sarà infatti possibile utilizzare fino a quattro controller per giocare ai titoli multigiocatore in locale, in compagnia di parenti o amici. Parlando del pad Stadia, le FAQ dicono che userà la tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) per l’installazione, ma si connetterà tramite WiFi per le sessioni di gioco. Tuttavia, sarà anche possibile collegare il controller a uno smartphone, un tablet o un PC tramite un cavo USB.

Infine, la società ha chiarito che l’account registrato per Google Stadia non dovrà necessariamente essere l’indirizzo che l’utente utilizza per giocare o acquistare. Il servizio invierà semplicemente i codici da riscattare all’account Google indicato, ma sarà possibile riscattare il codice utilizzando un indirizzo email diverso. In questo modo sarà facile comprare codici per amici e parenti, qualora si desiderasse fare un regalo.

Intanto, gli sviluppatori di Baldur’s Gate III hanno dichiarato che la piattaforma di BigG è più interessante di PlayStation 5 e Xbox Scarlett, sebbene sia meno potente. Il merito è da attribuirsi, appunto, al cloud computing, che offre prospettive diverse ai developer.

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