Il futuro? Robot che fanno altri robot

Robot che costruiscono altri robot, proprio come nei film di fantascienza, è la nuova tecnologia sviluppata dal Mit.
Robot che costruiscono altri robot, proprio come nei film di fantascienza, è la nuova tecnologia sviluppata dal Mit.

Robot che costruiscono altri robot, proprio come nei film di fantascienza. Non siamo però di fronte all’ultima opera di Steven Spielberg, ma di una vera tecnologia sviluppata dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) .

Queste macchine messe a punto dal Mit sono capaci di progettare e stampare in 3D componenti per robot utili allo svolgimento di nuove funzioni. Queste operazioni sarebbero impossibili per un comune essere umano poiché è necessario testare milioni di possibili combinazioni di materiali e parametri, fino a trovare quelli “perfetti”.

Lo studio che ha portato alla realizzazione di questo sistema è stato pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Science Advances e potrebbe essere il primo passo verso una progettazione automatizzata di strutture molto più grandi, come ad esempio le ali di un velivolo.

A guidare il team di ricercatori Subramanian Sundaram. Il pool di scienziati dell’istituto americano ha dimostrato il funzionamento della loro tecnologia realizzando attuatori, ovvero dei device capaci di controllare meccanicamente dei sistemi robotici in risposta a segnali elettrici. Nello specifico, questi strumenti erano in gradi di mostrare due diversi immagini in bianco e nero semplicemente modificando la propria angolazione e quindi il modo in cui la luce era riflessa. Ad esempio, un ritratto di Van Gogh in un caso o il popolare “L’urlo” di Edvard Munch.

Gli attuatori sono composti da tre materiali diversi, ognuno di questi di un colore chiaro o scuro e con diverse proprietà. Il software che sta alla base della nuova tecnologia sviluppata dai ragazzi del Mit va a scomporre il design di questi attuatori in milioni di piccoli pixel tridimensionali chiamati “voxel” e che possono essere riempiti con dei materiali.

L’algoritmo fa quindi partire milioni di simulazioni, provando tutte le combinazioni possibili di materiali per riempire il voxel. Trovato il giusto mix, una stampante 3D realizzata ad hoc per l’occasione comincia a stampare l’attuatore seguendo le istruzioni

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