Netflix, class action dagli utenti russi dopo il blocco pro Ucraina

Secondo la Russian Information Agency, a Netflix vengono chiesti 60 milioni di rubli per il suo rifiuto unilaterale di fornire i suoi servizi in Russia.
Secondo la Russian Information Agency, a Netflix vengono chiesti 60 milioni di rubli per il suo rifiuto unilaterale di fornire i suoi servizi in Russia.

Tra le aziende che hanno deciso di boicottare la Russia, a volte anche in maniera forse esagerata e per certi versi immotivata considerato che vanno a colpire cittadini e ragazzi, c’è Netflix, che qualche settimana fa ha deciso di sospendere la maggior parte dei loro servizi nel Paese. Staccare la spina all’intrattenimento online e all’informazione occidentale è probabile che isolerà ulteriormente il Paese e la sua gente, ma difficilmente servirà a fermare le bombe.

Netflix trascinata in tribunale

Oggi arriva la contro-reazione di moltissimi utenti russi che in qualità di clienti, perché non dimentichiamo che tali sono avendo pagato un servizio come gli altri abbonati, hanno lanciato una class action contro la decisione del colosso americano di sospendere i servizi nel Paese. Ad occuparsi dell’azione legale sarà lo studio di avvocati Chernyshov, Lukoyanov & Partners di Mosca, che ha accolto e formalizzato l’atto.

Lo studio legale chiede 60 milioni di rubli per danni, pari a circa 685.000 euro e spiega: “Le ragioni di questa causa sono da ricercare nella violazione dei diritti degli utenti russi, a causa del rifiuto unilaterale da parte di Netflix di fornire i suoi servizi in Russia”.

A prescindere dalle ragioni, legittime, dei clienti Netflix russi, privati di un servizio per questioni che non competono loro, certe azioni a parere di chi scrive, non servono certo allo scopo seppur nobile di mostrare solidarietà a un popolo sofferente come quello ucraino, o per cercare di contribuire a generare pressioni sui governi per fermare la guerra. Anzi, paradossalmente rischiano di rafforzare ancora di più il fronte interno fedele a un leader locale.

Colpire indiscriminatamente la popolazione russa con provvedimenti che riguardano settori dell’intrattenimento o finanziario, infatti, danneggiano solo le famiglie, che sentendosi in un certo sesso “discriminati”, finiscono per compattarsi sempre più attorno al loro leader.  Ricordiamo che il Cremlino ha deciso di bloccare nel Paese alcuni social occidentali, e di aver approvato la nuova legge contro chi diffonde notizie false sull’operato dell’esercito, in risposta a quanto stanno facendo diverse Nazioni e aziende occidentali.

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