A qualcuno piace OpenSocial

A qualcuno piace OpenSocial. A Google, soprattutto. Big G presenterà infatti nelle prossime ore una nuova serie di API per regolare lo sviluppo di applicazioni social. L'idea è indubbiamente buona, ma valida solo se i social networks aderiranno in massa
A qualcuno piace OpenSocial. A Google, soprattutto. Big G presenterà infatti nelle prossime ore una nuova serie di API per regolare lo sviluppo di applicazioni social. L'idea è indubbiamente buona, ma valida solo se i social networks aderiranno in massa

Non sempre le grandi aziende ICT hanno dimostrato di saperci fare con i social networks. Una volta intuite le grandi opportunità nascoste dietro ai pochi grandi nomi del settore, è iniziato un lungo corteggiamento conclusosi con accordi commerciali nel caso di MySpace, con una acquisizione nel caso di YouTube e con una partecipazione nel caso di Facebook. Ora, però, Google sembra voler tentare la mossa a sorpresa per sparigliare le carte e ritornare nella partita. Tutto ruota attorno al nome OpenSocial, già introdotto come Maka-Maka.

Il mondo dei social networks vive una profonda contraddizione interna: da una parte è questa la sfera dell’apertura, del contatto, dei rapporti sociali; dall’altra, però, è questo l’ambito delle chiusure, delle community recintate da limiti organici dei sistemi attorno a cui gravitano. Il più grande ostacolo nella crescita dei social networks è nella loro non-integrazione, nel loro sovrapporsi senza linee comuni, nei loro sviluppi indipendenti privi di una qualsivoglia standardizzazione unificante.

L’impegno di Google parte ancora una volta dagli sviluppatori: OpenSocial intende proporre una serie di API in grado di creare un linguaggio comune a cui tutti possano attingere. Tramite OpenSocial, dunque, è possibile sviluppare soluzioni valide tanto per MySpace quanto per Facebook, permettendo così di trasformare i social networks in tanti mercati, grandi o piccoli, a cui proporre servizi di varia natura. Il vantaggio, ovviamente, è ricavato operando soprattutto tramite la semplificazione degli oneri per gli sviluppatori: «queste API comuni significano che gli sviluppatori devono imparare una sola volta come costruire applicazioni social per più siti web, e ogni sito sarà in grado di implementare OpenSocial e ospitare le applicazioni»

OpenSocial sarà pubblico entro la settimana (probabilmente domani), ma svelerà il suo potenziale solo nel momento in cui il numero dei partecipanti sarà tale da costituire una massa critica interessante per concimare i futuri sviluppi dell’idea. Non male il paniere con cui OpenSocial si appresta a partire: LinkedIn, hi5.com, Friendster, Plaxo, Newsgator e Ning. A questi primi Google aggiunge il proprio Orkut, piattaforma social mai autenticamente esplosa se non in pochi e ben individuati mercati. Joe Kraus, product manager per Google, confida ai microfoni Associated Press tutta la propria fiducia sul progetto: «non ci sono dubbi che Google beneficierà della cosa […] qualsiasi cosa renda il web una esperienza migliore, tende ad aiutare Google».

Secondo quanto annunciato, l’integrazione dei vari social networks andrebbe a coprire un’utenza pari a 100 milioni di utenti circa. Ed OpenSocial diverrebbe quel “sistema operativo sociale” di cui già si è sentito parlare più volte in zona Facebook. Gran parte delle possibilità di successo del progetto, però, gravitano attorno ad interessi di parte ben riassunti dall’interrogativo che pone John Battelle: «Facebook e MySpace parteciperanno?»

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