Addio SETI@home

Il progetto SETI@home Classic chiude i battenti: milioni di utenti hanno supportato il calcolo condiviso alla ricerca di vita extraterrestre e, mentre la piattaforma BOINC rimane attiva, l'ambito Seti finisce.
Il progetto SETI@home Classic chiude i battenti: milioni di utenti hanno supportato il calcolo condiviso alla ricerca di vita extraterrestre e, mentre la piattaforma BOINC rimane attiva, l'ambito Seti finisce.

Dopo anni di onorato servizio il SETI@home Classic chiude i battenti. Un annuncio diramato in data 15 Dicembre sul sito ufficiale ha preannunciato la distribuzione dell’ultimo pacchetto di elaborazione, mentre un “in memoriam” ne traccia la storia, i risultati raccolti e l’importanza nella storia del «distributed computing», ma soprattutto ne sancisce ufficialmente una fine ampiamente annunciata.

L’idea del SETI@home è nata nel 1999 e da allora una schiera di volontari ha messo a disposizione i tempi morti della propria CPU per elaborare i dati provenienti dal Radiotelescopio di Arecibo alla ricerca di indicazioni di vita intelligente all’interno dei segnali radio captati dallo spazio. I dati raccolti dal radiotelescopio venivano distribuiti a tutti i possessori del client Seti («Search for Extraterrestrial Intelligence») ed a seguito dell’elaborazione sulla CPU i dati venivano restituiti al progetto centrale alleggerendo e condividendo i carichi di elaborazione dell’immensa quantità di dati raccolti. Così la scheda Wikipedia in proposito: «dal 1999, il progetto ha registrato quasi due milioni di anni di tempo di elaborazione complessivo. Il 26 settembre 2001, SETI@home aveva eseguito un totale di 1021 operazioni in virgola mobile. Mentre il progetto non ha trovato alcun segno evidente di intelligenza extraterrestre, ha identificato diversi punti candidati per un’analisi più approfondita».

Il progetto SETI@home chiude definitivamente i battenti, ma il principio non muore: la filosofia Seti si perpetra infatti nel progetto BOINC (Berkeley Open Infrastructure for Network Computing) «che sarà in grado di controllare più tipi di segnali e permetterà agli utenti di contribuire ad altri progetti di elaborazione distribuita». L’elaborazione distribuita, insomma, rimane un punto fermo della ricerca di Berkeley, ma nel contempo l’annuncio odierno saluta il progetto che più di ogni altro ha fatto emergere la filosofia della collaborazione ed il principio stesso di cooperazione informatica ai fini dell’ottenimento di un risultato utile condiviso. Presto il gruppo Seti diramerà i numeri relativi all’opera portata avanti dai volontari negli anni.

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