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Una svolta epocale nel panorama europeo della privacy arriva dall’Austria, dove l’autorità nazionale, la DSB (Datenschutzbehörde), ha emesso una decisione destinata a fare scuola: il colosso Google dovrà garantire agli utenti di YouTube l’accesso ai dati personali in modo completo e trasparente, nel pieno rispetto delle regole imposte dal GDPR. Questa sentenza non solo rafforza la protezione dei dati degli utenti, ma impone nuovi standard di trasparenza a tutte le grandi piattaforme tecnologiche che operano in Europa.
La vicenda nasce nel 2019, quando l’organizzazione per la difesa della privacy noyb decide di intraprendere una lunga battaglia legale contro YouTube, accusando la piattaforma di non fornire risposte adeguate alle richieste di accesso ai dati presentate dagli utenti. In particolare, secondo noyb, le informazioni restituite da Google erano incomplete e non rispettavano l’articolo 15 del GDPR, che garantisce a ogni cittadino europeo il diritto di conoscere quali dati personali vengono raccolti, come vengono utilizzati, e per quanto tempo vengono conservati.
Dopo cinque anni di confronto giudiziario, la DSB ha accolto le istanze di noyb e ha evidenziato numerose criticità nella gestione delle richieste da parte di Google. In particolare, l’azienda aveva omesso di comunicare elementi essenziali come le finalità del trattamento, i tempi di conservazione dei dati personali, le fonti di raccolta e i destinatari, nonché le garanzie relative ai trasferimenti internazionali dei dati. Un altro aspetto rilevante riguarda la mancanza di dettagli sui cookie di tracciamento e sulla creazione di profili pubblicitari, strumenti centrali nell’economia digitale di oggi ma spesso poco chiari agli occhi degli utenti.
Il provvedimento dell’autorità austriaca stabilisce ora che Google dovrà fornire, entro quattro settimane, un accesso ai dati che sia completo, facilmente consultabile e conforme agli standard di trasparenza previsti dalla normativa europea. Questo significa che ogni utente che ne farà richiesta potrà finalmente conoscere in modo chiaro e dettagliato tutte le informazioni che lo riguardano, con la possibilità di verificare come i propri dati personali vengono trattati e condivisi.
Nonostante la soddisfazione per il risultato ottenuto, noyb non ha mancato di sottolineare le criticità legate ai tempi del procedimento. Martin Baumann, avvocato dell’associazione, ha dichiarato che è paradossale come una multinazionale delle dimensioni di Google preferisca affrontare lunghi e costosi contenziosi piuttosto che adeguarsi in modo trasparente ai diritti degli utenti. Questa scelta, secondo noyb, evidenzia la necessità di rafforzare ulteriormente i meccanismi di controllo e sanzione nei confronti delle big tech, affinché la protezione dei dati non resti solo un principio sulla carta.
La sentenza della DSB potrebbe segnare un vero e proprio punto di svolta per la privacy digitale in Europa. Se confermata anche da altri Paesi, questa interpretazione del GDPR obbligherà tutte le principali piattaforme tecnologiche a rivedere le proprie procedure interne, rendendo più agevole e trasparente il processo di accesso ai dati da parte degli utenti. Un messaggio chiaro che risuona in un’epoca caratterizzata da una raccolta di informazioni sempre più pervasiva e spesso poco controllata.
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