Babelgum in difficoltà, chiudono gli uffici

Babelgum ha chiuso 2 uffici (Dublino e Nizza) ed ora concentrerà a Milano i tecnici impegnati nello sviluppo delle soluzioni software. Il gruppo taglia drasticamente i costi, ma sembra rinunciare anche alla propria natura orientandosi verso la produzione
Babelgum ha chiuso 2 uffici (Dublino e Nizza) ed ora concentrerà a Milano i tecnici impegnati nello sviluppo delle soluzioni software. Il gruppo taglia drasticamente i costi, ma sembra rinunciare anche alla propria natura orientandosi verso la produzione

Quando nacque, Babelgum rappresentava una grande promessa. Lo era per vari motivi: innanzitutto si inseriva in un settore di grande prestigio, con Joost a fare da concorrente primo e con grandi nomi pronti ad investire in questi progetti; inoltre il tutto nasceva sotto il controllo di Silvio Scaglia, uno che con Fastweb aveva già raccolto la propria dose di capitali e di gloria. Il mercato, però, ha emesso la propria sentenza in breve, impedendo alla distribuzione di volare e chiudendo dapprima la strada al Joost di Niklas Zennstrom e Janus Friis, ed oggi anche al dirimpettaio Babelgum. Nemmeno un testimonial come Spike Lee ed un evento come il “Babelgum Online Film Festival” hanno invertito la rotta, ed i licenziamenti odierni sono un indizio della poca salute di cui il gruppo gode.

Le notizie sul presente sono approssimative e da Babelgum non giungono comunque grandi previsioni circa il futuro dell’azienda. Il presente, però, non lascia preludere a grandi prospettive: uffici sono stati chiusi nei giorni passati (Dublino e Nizza) ed un non meglio precisato numero di dipendenti ha perso il posto. La notizia interessa peraltro direttamente anche l’Italia, in quanto uno dei nuclei produttivi del gruppo ha sede a Milano. La sede di Dublino contava circa 50 dipendenti, mentre altri 15 erano a Nizza. Quest’ultima sede si occupava peraltro soprattutto dello sviluppo tecnico (dal primo software P2P alle applicazioni mobile successive), ambito che ora potrebbe essere completamente sacrificato nel nome di una revisione radicale della natura del gruppo.

Rimangono in piedi ad oggi 3 sedi: Milano, Londra e New York. Così il gruppo spiega la situazione a PaidContent: «Questa decisione permette a Babelgum di riallineare il nostro approccio, migliorare la nostra efficienza di spesa ed assicurare la crescita negli anni. Babelgum terrà in piedi lo sviluppo di applicazioni in altri luoghi (Milano, in particolare, ove gran parte del nostro team tecnico verrà collocato). Nonostante le attuali difficoltà dell’economia, Babelgum rimane uno dei più aggressivi player nel mercato dei nuovi media». In queste parole, insomma, c’è tutto fuorché rassegnazione: la bandiera bianca non è ancora stata sfoderata.

Homepage Babelgum.com

Oggi alla guida del team c’è Valerio Zingarelli, ex-uomo Vodafone e dal 2007 all’interno del team Babelgum. Sotto il suo mandato, Zingarelli ha portato il team più verso la produzione di contenuti che non verso l’affermazione di una piattaforma di distribuzione che ormai il mercato aveva già bocciato. L’italianità del progetto è confermata inoltre dai ruoli ricoperti da Massimo Armanini (membro del board), Stefania Valenti (Chief Marketing Officer) ed Egidio Corsini (Chief Technical Officer).

Nel giorno in cui Zennstrom e Friis tornano alle vecchie passioni (Skype) dimenticando definitivamente le ultime avventure (Joost), anche Silvio Scaglia sembra disimpegnarsi parzialmente con un drastico taglio delle spese che sembra indicare un passo indietro significativo. L’insuccesso delle piattaforme, però, sembra essere significativa soprattutto di quel che è successo a monte: la bocciatura del modello.

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