E' pace armata tra Negroponte e Intel

Anche il grande produttore di microchip entra a far parte del consorzio One Laptop Per Child che si occupa di costruire e distribuire computer da 100 dollari ai bambini dei paesi del terzo mondo. Intel non fornirà però chip, ma consulenze per il software
Anche il grande produttore di microchip entra a far parte del consorzio One Laptop Per Child che si occupa di costruire e distribuire computer da 100 dollari ai bambini dei paesi del terzo mondo. Intel non fornirà però chip, ma consulenze per il software

Nonostante l’esibita rivalità, le dichiarazioni sprezzanti e le mosse poco corrette che Intel e Nicholas Negroponte si sono scambiati sul mercato dei computer low cost, ora sembra che sia arrivata la pace ed Intel entrerà ufficialmente nel consorzio per lo sviluppo e la distribuzione dei famosi computer da 100 dollari.

L’accordo tra l’associazione OLPC (One Laptop Per Child) e il più grande produttore di microchip al mondo prevede una collaborazione nel settore dello sviluppo del software open source e non (come poteva sembrare più logico) per la fornitura di microchip. È infatti ancora AMD a provvedere per i chip del computer di Nicholas Negroponte nonostante proprio l’accordo con il numero due del mercato fosse stato alla base dei passati dissapori tra Negroponte e Intel.

«Diamo il benvenuto ad Intel al nostro tavolo, ma al momento non vediamo cambiamenti nel modo in cui AMD partecipa al progetto» ha dichiarato a Cnet Rebecca Gonzales, senior manager del settore business development for high grows markets di AMD. Rimasti fuori dal giro dei computer low cost, alla Intel avevano deciso di prendere il toro per le corna e ditribuirne uno proprio: il Classmate Pc. Stando a quanto Negroponte ebbe modo di dichiarare alla trasmissione 60 minutes, però, la cosa fu portata avanti in maniera sleale, prendendo accordi di nascosto con le diverse nazioni e screditando il prodotto del MIT.

Il Classmate Pc era molto simile al computer di Negroponte per stile, colore e disegno anche se non montava software libero, ma prodotti Microsoft (e mancava della caratteristica manovella per la carica a mano): era dunque in grado di fare concorrenza al progetto umanitario in una maniera che il patron del OLPC aveva giudicato «vergognosa» poichè guidata dalla logica del profitto.

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