Il cibo nell'eCommerce vale 800 milioni

Grazie a tanti nuovi servizi di ristorazione e alimentari, il Food&Grocery cresce in Italia, anche se rappresenta ancora una piccola parte dell'eCommerce.
Grazie a tanti nuovi servizi di ristorazione e alimentari, il Food&Grocery cresce in Italia, anche se rappresenta ancora una piccola parte dell'eCommerce.

Tra i molti dati forniti dagli Osservatori del Politecnico di Milano, quelli sul cibo erano forse i più attesi: dopo l’anno boom delle applicazioni di delivery, con l’esplosione dei servizi di spesa e di ristorazione di grandi marchi e di startup particolarmente innovative, dopo l’integrazione di centinaia di ristoranti e catene nei database di servizi di trasporto privato, ci si attendeva una crescita importante. Il segno più c’è, ma se si si considera che l’alimentare è la prima voce di spesa nel paniere degli acquisti dei consumatori italiani in questo comparto il commercio elettronico non è ancora sufficientemente sviluppato.

Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, ha introdotto il convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2017 sul Food&Grocery, oggi a Milano, cercando di chiarire il contributo e il peso di questo settore nell’eCommerce italiano, mostrando la ripartizione della domanda eCommerce B2c nei tre segmenti, Grocery, Enogastronomia e Ristorazione e individuando anche i principali comportamenti dei consumatori. In numeri, cibo e grocery online valgono 812 milioni di euro (+37%), la ristorazione supera i 200 milioni di euro grazie a un tasso di crescita doppio (+66%) rispetto a quello medio del comparto, la componente Health&Care, legata ai prodotti acquistati principalmente sui siti dei supermercati e dei produttori, incide per il 13% del comparto e vale 104 milioni di euro, in crescita del 26%. Per fare paragoni coi mercati più sviluppati, l’incidenza degli acquisti online è pari allo 0,5% del totale acquisti del settore, pari a un decimo della penetrazione media dell’eCommerce nei prodotti (4%), mentre è l’8% in UK, il 6% in Francia e il 2% in Germania e USA.

Stiamo però osservando un cambio di passo riconducibile a diversi fenomeni, come l’avviamento e il potenziamento di iniziative online della grande distribuzione, il consolidamento di interessanti progetti in ambito Enogastronomia, lo sviluppo di servizi innovativi, come il same day delivery, e la rapida espansione del segmento della Ristorazione.

Un settore molto frammentato, molto promettente, che si caratterizza anche per la forte presenza e aggressività di startup sia straniere, globali, sia nate in Italia. E da multinazionali dai numeri colossali che hanno investito sul settore e creato anche un indotto (logistica, sistemi di pagamento, vari modelli di gestione). Nel mondo ci sono oggi circa 1,5 miliardi di online shopper, di cui 20 milioni sono italiani e di questi, circa il 24% ha acquistato almeno un prodotto alimentare negli ultimi 6 mesi, ha ricordato Roberto Liscia, presidente di Netcomm. Nel Grocery Alimentare manca una copertura territoriale nazionale capace di garantire la possibilità di effettuare la spesa online, che si ferma – anche se è un buon risultato – al 34% dell’intero comparto.

Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano, ha così spiegato il tema innovazione in questo comparto che ha molta deperibilità, alta difficoltà di operazioni e laboriosità di acquisto (si tratta pur sempre di quello che decidiamo di mangiare):

Diviene prioritario per gli operatori garantire un’esperienza d’acquisto fluida, semplice ed efficace che riesca da un lato ad attrarre nuovi web shopper e dall’altro a fidelizzare quelli vecchi. Innovare e semplificare l’esperienza del cliente significa sia migliorare le presentazioni dei basics (gamma, prezzo e servizio) sia ideare nuovi modelli di business, grazie ad esempio all’integrazione tra canali fisico e online, e utilizzare nuove tecnologie.

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Sono tre i segmenti che si possono identificare all’interno dell’alimentare online: il Grocery, ossia prodotti alimentari da supermercato, l’Enogastronomia, ossia prodotti gastronomici e alcolici (vino, birra, liquori e distillati) e la Ristorazione, ossia cibo pronto. Non sorprende dunque che sia il secondo a detenere, attualmente, lo scettro di segmento più esportabile: nell’enogastronomia si azzerano, o quasi, i difetti tecnologici, di ampiezza del mercato coi paesi concorrenti perché il made in Italy è inarrivabile per qualità. Eppure i tempi cambiano: l’Enogastronomia si riconferma primo segmento in valore assoluto (257 milioni di euro, +13% rispetto al 2016), ma perde quota nell’incidenza all’interno del settore (38%, era del 46% nel 2016) perché nel frattempo anche gli altri, soprattutto la ristorazione, stanno recuperando. Questo è un esempio preciso della tendenza generale, per cui nel Food&Grocery, contrariamente a quanto avviene mediamente nell’eCommerce B2c italiano, sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, ma le dotcom stanno crescendo.

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