EMI pianifica un «learning lab» tutto suo

L'etichetta musicale è intenzionata a trasformare il proprio sito ufficiale in un music store dove vendere tutto il suo catalogo assieme a video e altri beni paralleli. L'idea è quella di fomentare la scoperta di musica nuova
L'etichetta musicale è intenzionata a trasformare il proprio sito ufficiale in un music store dove vendere tutto il suo catalogo assieme a video e altri beni paralleli. L'idea è quella di fomentare la scoperta di musica nuova

Anche la EMI è pronta ad aprire il proprio sito ufficiale al commercio digitale del catalogo interno: lo dice il Financial Times, spiegando peraltro come il progetto sia in cantiere per arrivare a compimento possibilmente già in tempo per il periodo natalizio. Come altre etichette hanno già fatto, oltre a fornire i contenuti per music store come iTunes o Amazon MP3, ora EMI venderà dunque anche per via diretta: dal produttore al consumatore, è il caso di dire.

L’offerta sarà abbastanza complessa e non solo musicale, in vendita saranno messi anche video e inoltre il portale verrà arricchito anche con altri elementi paralleli gratuiti. L’intento sembra essere in generale quello di creare una certa attrattiva attorno alla tipologia di contenuti propri della EMI. Il problema dei music store delle singole etichette è però nel fatto che non comprendono anche la musica delle altre major e, da soli, non riescono a coprire (ad esempio) un singolo genere, risultando sempre incompleti per loro stessa natura. EMI ha avuto tempo e modo di studiare l’esperienza dei rivali e sembra orientata a fare del proprio sito ufficiale un “learning lab”, ovvero un luogo della rete dove, a differenza dei music store o delle radio online, sarà più facile scoprire nuova musica.

L’idea però è anche una scelta orientata a saturare le ricerche del consumatore cercando di orientarle e ottimizzarle. Avendo un sito e una pagina ufficiale nel sito stesso con informazioni e materiale per ogni artista, si può ottimizzare ad esempio il posizionamento per le ricerche fatte dagli utenti su Google: cercando ad esempio “Beyoncè”, invece di trovare anonimi siti si può impattare su quello ufficiale dove è possibile trovare anche CD o file da acquistare.

Anche Universal, a quanto pare, si starebbe muovendo in una simile direzione anche se l’idea dell’etichetta sembrerebbe più orientata ad un sito che si rivolga a professionisti del settore e sviluppatori: una sorta di quartier generale per music store o venditori indipendenti.

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