Exomars, la prima immagine dallo spazio

Exomars ha alzato il pollice ed assicurato sulla bontà della missione: arrivata la prima immagine di verifica scattata a bordo con tecnologia italiana.
Exomars ha alzato il pollice ed assicurato sulla bontà della missione: arrivata la prima immagine di verifica scattata a bordo con tecnologia italiana.

Una foto è quanto basta: il piano di viaggio di Exomars verso Marte prevedeva un primo test di ricognizione in data 7 aprile e tutto è andato secondo i programmi. L’immagine è infatti stata scattata, è stata inviata verso la Terra e l’Agenzia Spaziale Europea ha potuto pubblicarla per notificare a tutti il primo sospiro di sollievo: al successo della partenza ha fatto seguito il successo del viaggio, in attesa che nel giro di alcuni mesi venga raggiunta l’orbita marziana.

In particolare lo scatto è stato ottenuto dalla camera ad alta risoluzione CaSSIS (Colour and Stereo Surface Imaging System) in dotazione sul lander TGO – Trace Gas Orbiter, ossia il modulo sviluppato in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana. Il ruolo dell’Italia all’interno della missione Exomars, si sa, è estremamente ampio: dal lavoro sul TGO all’impegno su Schiaparelli, passando per il trapano Eni che perforerà la superficie del pianeta rosso, il tricolore ha sventolato sul progetto mettendo anche l’impronta italiana su di un progetto di grandissima ambizione per il futuro dei viaggi verso Marte.

«La foto fa luce su una porzione remota di spazio cogliendo il dettaglio di alcuni campi stellari, ritratti simulando l’acquisizione di una coppia di immagini stereoscopiche con la rotazione dello strumento di 180 gradi». E questa è esattamente la notizia che si attendeva a questo punto della missione: «L’analisi dei dati collezionati dalla camera ad alta risoluzione, conferma l’ottimo funzionamento di CaSSIS, che una volta giunto a destinazione si occuperà di realizzare un reportage del suolo alieno per raccogliere dati utili a utili a predisporre modelli in vista dello sbarco del rover Exomars nel 2018».

A questo punto del viaggio la missione ha attraversato quasi 90 dei 500 milioni di km necessari per raggiungere l’obiettivo. La prossima grande tappa è prevista nel mese di luglio, quando i motori saranno riaccesi per completare il percorso di avvicinamento a Marte: una volta in dirittura d’arrivo sarà invece organizzata la procedura per il tentativo di atterraggio automatico che consentirà al TGO di creare un avamposto sul pianeta ed analizzare quanto necessario per facilitare l’approdo della missione 2018. L’arrivo del TGO su Marte è previsto per il prossimo 19 ottobre.

I risultati positivi sullo stato di tutti gli elementi in viaggio verso Marte hanno rassicurato tutti quanti nel team scientifico adesso, sono al lavoro preparare e verificare in laboratorio i piani di acquisizione dei dati scientifici, che saranno eseguiti quando la missione entrerà nella fase di osservazione e misure.

Raffaele Mugnuolo, responsabile ASI per la partecipazione alle missioni ExoMars

Anche il primo scatto arrivato da Exomars ha firma fortemente italiana: il modulo CaSSIS, inizialmente progetto statunitense, è stato in seguito affidato a tecnici italiani per l’impossibilità di portare a termine i lavori da parte dei laboratori d’oltreoceano. Il modulo è così diventato una collaborazione Italia/Polonia e per il nostro paese ha visto in prima fila l’Osservatorio Astronomico di Padova. Il progetto è stato delineato presso l’Università di Berna, avviando quindi la collaborazione che ha portato l’Italia anche su questo fronte:

È proprio in questo contesto che insieme ad ASI abbiamo discusso e verificato che potevamo aiutare in modo sostanziale il team svizzero abbiamo utilizzato un modello di riserva del sensore di una camera di SIMBIOSYS per realizzare un’elettronica di controllo molto simile, senza doverla riprogettare.

Gabriele Cremonese, responsabile scientifico dell’Osservatorio Astronomico di Padova

CaSSIS consentirà non soltanto di ritrarre immagini ad alta definizione del suolo marziano, ma permetterà altresì di costruire modelli 3D della superficie così da poterne testimoniare i cambiamenti nel tempo (informazione fondamentale per poter capire le reali condizioni ed accumulare dettagli in vista dell’atterraggio del 2018).

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