I sensori di IBM per la ricerca sul Parkinson

IBM ha realizzato alcuni sensori che si posizionano sulle unghie per ricevere dati sostanziali, utili per proseguire la ricerca sul Parkinson.
IBM ha realizzato alcuni sensori che si posizionano sulle unghie per ricevere dati sostanziali, utili per proseguire la ricerca sul Parkinson.

La forza presente nelle mani e braccia può rivelare molto su una persona, inclusa la presenza di una malattia neurodegenerativa, in fase più o meno latente. IBM e lo sa bene ed è per questo che ha realizzato un report in cui spiega come la tecnologia può aiutare a comprendere meglio alcune dinamiche che riguardano la salute.

Pubblicata sulla rivista Scientific Reports, la ricerca vede un team di specialisti di IBM descrivere una tecnologia wearable sotto l’unghia,  per misurare come questo particolare del corpo umano si piega e si muove continuamente, un indicatore chiave della forza di presa. Tali parametri, applicati ai modelli di apprendimento automatico possono ottenere intuizioni sullo stato di salute inerenti malattie come il Parkinson, prima che degeneri completamente.

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Come sottolineano i coautori dello studio, Stephen Heisig e Katsuyuki Sakuma, il rilevamento dei punti di forza nella presa sono importanti per definire, come spiega la letteratura medica, non solo l’efficacia dei farmaci per il Parkinson ma anche la più generale salute cardiovascolare dei pazienti, così come la funzione cognitiva e le cause della mortalità in casi di geriatria.

Il progetto è iniziato come un tentativo di monitorare lo stato terapeutico delle persone affette dal morbo di Parkinson. La maggior parte è anziana, con una pelle sempre più fragile. Potendo sfruttare i sensori in cima alle dita, possiamo ottenere risultati ottimi circa i movimenti delle unghie e la forza che c’è in esse. Queste, forniscono una preziosa struttura per il sistema somatosensoriale del corpo. Anche chi si muove per tutto il corso della giornata conserva nelle unghie quelle informazioni, in forma di neuroni, che restituiscono feedback costanti sulla pressione, temperatura e salute, pure durante l’interazione con oggetti ripetitivi e prevedibili – hanno scritto Heisig e Sakuma.

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