Internet: una sicurezza smart è possibile

Internet e sicurezza: la protezione spetta alle persone, prima di tutto. Con la cooperazione e la condivisione di esperienze.
Internet e sicurezza: la protezione spetta alle persone, prima di tutto. Con la cooperazione e la condivisione di esperienze.

Sicurezza e smart: un ossimoro? A questa domanda hanno cercato di rispondere i quattro ospiti della tavola rotonda, stamani allo State of the Net: Gigi Tagliapietra, Corrado Giustozzi, Luisa Franchina e Alessio Pennasilico hanno contribuito ciascuno con la loro esperienza a dipanare questo grave problema nell’era del Datagate. Il termine più adoperato? Protezione.

Si ha tutti esperienza diretta della fragilità dell’infrastruttura di rete. Basta pensare al caos provocato proprio ieri mattina dal crollo di alcuni nodi a causa dei problemi di Infostrada. Internet non è sicuro, e la protezione dei dati non è certo l’unico argomento a provarlo. Altrettanto certamente è però quello più attuale dopo lo scandalo Datagate, che in fondo racconta di come la qualità del servizio Internet tocca anche i diritti di proprietà dei propri dati.

Le persone chiedono sicurezza, ha spiegato Tagliapietra, ma non c’è quasi nessuno che non pensi che il problema siano le persone stesse piuttosto che le tecnologie. Go back to the paper, ripete all’assemblea la direttrice del dipartimento della protezione civile per le crisi come terremoti, incidenti nucleari, crisi di tipo biologico. Per Luisa Franchina è importante stabilire cosa non mettere in rete:

Le cose a cui teniamo, quelle che riguardano le nostre vite, dovrebbero essere pizzini da distruggere. La rete non è fatta per proteggerci dall’invasione dell’attenzione altrui. Non sarà mai perfetta.

Questo naturalmente non significa che si sottovaluti le implicazioni del Datagate, come ha chiarito Giustozzi, consulente per la cybersicurezza:

Lo spionaggio c’è sempre stato, la differenza incredibile è la sua scala: oggi sono i cittadini, non i diplomatici, ad essere spiati. Intere comunità e società. Questo è inquietante.

Soluzioni? Per Pennasilico, secure evangelist, gli smartphone contengono enormi quantità di informazioni importanti e sensibili sulle vite di tutti, e chi crede basti una password ai device è ingenuo. Ci vuole molto di più. Ci vuole cooperazione.

Le persone sono parte della soluzione, visto che non sono parte del problema. Proteggersi è una questione di cultura, di collaborazione.

Molti speaker e panel al SOTN14, anche su temi a metà fra la tecnologia e la fisiologia. Sopra, intervistato dalla Rai il ricercatore e artista Daniel Landau, che da alcuni anni denuncia gli effetti psico-fisici della multimedialità sulle capacità cognitive degli esseri umani, in particolare in caso di overload informativo.

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