La guerra dell'e-book

Un programmatore russo rischia 25 anni di carcere per un software che consente la copia degli e-book. Intorno al suo caso si muovono gli interessi miliardari del mercato editoriale futuro.
La guerra dell'e-book
Un programmatore russo rischia 25 anni di carcere per un software che consente la copia degli e-book. Intorno al suo caso si muovono gli interessi miliardari del mercato editoriale futuro.

Archiviato o, meglio, accantonato momentaneamente lo
scontro tra case discografiche, da una parte, e Napster e i suoi numerosi cloni, dall’altra,
un nuovo fronte sembra essersi aperto nella battaglia sul diritto d’autore (e
sugli enormi interessi economici che lo circondano): il fronte del libro
elettronico
.

Proprio mentre la rivista Technology Review rivela che gli e-book
per Microsoft Reader possono
essere copiati,
e mentre un programmatore russo rischia venticinque anni di carcere per aver
creato un software che permette la copia degli e-book Adobe, negli Stati Uniti un nutrito fronte di
opinione chiede l’abolizione della legge sul diritto d’autore, il Digital
Copyright Millennium Act
(DCMA), scritta nel 1998 ed entrata in vigore lo
scorso anno.

La vicenda inizia il 16 luglio scorso, quando nel corso
del DefCon, la conferenza sull’hacking che
si tiene annualmente a Las Vegas, il programmatore Dmitry Skliarov viene
arrestato dall’FBI. La sua colpa è aver sviluppato, insieme ad altri
programmatori dell’azienda russa Elcom,
un programma che consente la copia degli e-book Adobe. Il programma,
chiamato Advanced eBook Processor,
in Russia è completamente legale; il suo scopo principale è quello di creare un
backup degli e-book per uso personale. Ma un utente “disonesto” potrebbe
utilizzarlo per fare copie illegali dei libri elettronici; e questo manda su
tutte le furie Adobe, che intima alla Elcom di rimuovere il programma dal
proprio sito.

Sklyarov, 26 anni, non è un hacker, e in Russia lo
attendono una moglie e due figli. Forse per questo il suo arresto scatena da
subito dubbi e proteste. Ogni programmatore si sente a rischio, non
potendo prevedere o prevenire gli usi maliziosi dei software che sviluppa.
Cedendo alle pressioni esterne, il 23 luglio Adobe ritira la citazione contro
Sklyarov e ne chiede il rilascio. La mossa, però, non commuove i giudici
californiani che, dopo aver tenuto il programmatore al fresco per tre
settimane, lo rilasciano su cauzione il 6 agosto.

Il 28 agosto, il Procuratore Generale per il Distretto
della California settentrionale incrimina Sklyarov e la Elcom; i capi di
imputazione sono cinque: uno per associazione a delinquere, due per traffico di
programmi contrari alle leggi sul diritto d’autore, e due per promozione di
programmi contrari alle leggi sul diritto d’autore. In totale, Sklyarov rischia
25 anni di carcere e 2 milioni e mezzo di dollari di multa.

Comunque vada a finire il processo, sembra trattarsi di un
provvedimento eccessivamente severo, una stortura nell’applicazione del
DCMA: «Le azioni di Sklyarov e della Elcom, non rientrano nei comportamenti che
il Congresso voleva colpire,» dichiara il loro difensore, Joseph Burton dello
studio legale Duane Morris di San
Francisco. E non sono solo gli avvocati difensori di Sklyarov a pensarla così:
un vasto fronte costituito da programmatori, appassionati di informatica, ma
anche professori universitari, si sta battendo per l’abolizione di una legge,
il DCMA, che si presta a interpretazioni illiberali.

Ma è evidente che qui ci si trova di fronte ad una
questione che, più che legale, è economica. La letteratura digitale costituisce
un bacino di utenza enorme ancora tutto da conquistare. In ballo ci sono le vecchie
case editrici, gelose del proprio potere, le uniche finora in grado di
far valere il copyright; i produttori di software, come Microsoft e
Adobe, in guerra per fornire software sicuri, che invoglino gli editori a
lanciarsi nel mercato del libro elettronico. E in mezzo gli scrittori,
che per la prima volta si trovano di fronte all’opportunità di diventare
editori di se stessi, ma anche al rischio di perdere la paternità delle proprie
opere e i guadagni da esse derivanti.

La battaglia si annuncia lunga e complicata. La via
giudiziaria, comunque, non sembra la più adatta a risolverla. Il campo del
diritto d’autore è probabilmente quello in cui Internet farà maggiormente
sentire la propria influenza positivamente destabilizzante. Forse, in tutto
questo, una delle poche parole sagge viene dalla casa editrice inglese Penguin, che proprio in questi mesi si sta
lanciando nel mercato dell’e-book: «Molti dei nostri libri sono già piratati:
chiunque può farlo con uno scanner e un software OCR,» ha dichiarato il direttore
editoriale Jeremy Ettinghausen: «la maniera migliore di fermare la pirateria e
vendere i libri ad un prezzo che tolga alle persone la voglia di
rubarli».

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