Numeri giganteschi, fall out, errori: Twitter sta per collassare?

Twitter non ce la fa? È questa l’ipotesi che comincia a girare per la rete. Dopo il problema del fallito upgrade per la timeline, i casi di black out temporanei (pare dovuti al Campionato di Calcio sudafricano) e perdita di messaggi, tutti eventi ravvicinati, si comincia seriamente a temere che il sistema possa non reggere l’enorme flusso di dati.

La domanda è semplice: può Twitter sostenere questa eccezionale intercomunicazione a livello planetario e in tempo reale? Oppure ha bisogno di aiuto?

A volte ci sfugge, ma Twitter ha una ambizione gigantesca: creare un intero ecosistema. Se si trattasse di un social network di utenti che mandano in crack il sistema per eccesso di notizie frivole, ci starebbe, ma oggi Twitter è una parte importante di relazione fra persone, e anche fra aziende, e istituzioni.

Negli USA è normale che le forze dell’ordine, in caso di emergenze particolari, utilizzino Twitter per diffondere allarmi e comunicazioni urgenti ben sapendo che la velocità di propagazione è superiore ormai a quella radiotelevisiva e dei siti Internet.

A questa pressione, l’azienda sta rispondendo aumentando i propri dipendenti, raddoppiati negli ultimi sei mesi, e sta lavorando per rendere più stabile il sistema ed evitare la schermata con la balena. Basterà?. Quali scenari potremmo vedere nel futuro?

I tecnici del Web immaginano Twitter come destinato a diventare infrastruttura, cioè quel che IMAP e POP sono per le email, e TCP/IP per Internet agli albori. Insomma, Twitter dovrebbe distribuire sé stessa nel mondo in modo che non risieda nei suoi soli server, ma diventi una sorta di open-microblogging capace di federare tutti gli altri già esistenti, come Identi.ca.

Un futuro che pare non compatibile con lo scopo di lucro. E questo è un altro, grosso problema. Come una balena.

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