Una rete neurale per riconoscere i selfie migliori

Un sistema di intelligenza artificiale è in grado di riconoscere gli autoscatti realizzati in maniera corretta e distinguerli da quelli mal riusciti.
Un sistema di intelligenza artificiale è in grado di riconoscere gli autoscatti realizzati in maniera corretta e distinguerli da quelli mal riusciti.

C’è chi sfrutta le potenzialità dell’intelligenza artificiale per trovare soluzioni innovative da applicare all’ambito medico, chi ne sfrutta la versatilità con l’obiettivo di sostituire l’uomo alla guida delle vetture a guida autonoma e chi invece, come lo sviluppatore Andrej Karpathy, ha messo a punto un sistema in grado di distinguere i selfie ben realizzati da quelli che invece sarebbe forse meglio non condividere pubblicamente.

L’algoritmo creato è stato istruito prendendo in considerazione il numero di like ricevuti sui social network da oltre due milioni di autoscatti, selezionati tra cinque milioni di immagini condivise con l’hashtag #selfie. Quelle più apprezzate sono state analizzate estrapolando ben 140 milioni di parametri relativi ai fattori più disparati, riguardanti ad esempio l’angolazione dell’inquadratura, la porzione di viso immortalata, gli effetti utilizzati in post-produzione, l’eventuale presenza di cornici, la saturazione, il livello di contrasto e molto altro ancora. Il risultato è una serie di criteri che la rete neurale può impiegare per giudicare se un selfie è degno dello sharing oppure no, come mostrato nell’immagine allegata di seguito.

Selfie realizzati male e altri ben riusciti, secondo il sistema messo a punto da Andrej Karpathy

Selfie realizzati male e altri ben riusciti, secondo il sistema messo a punto da Andrej Karpathy

Dall’esperimento emerge, ad esempio, che gli autoscatti più efficaci sono quelli realizzati da soli e non in gruppo, principalmente da utenti di sesso femminile, con capelli lunghi sciolti e dove la fronte è messa poco in risalto. Più difficile ricevere like se si è uomini, anche se in questo caso può aiutare mostrare le spalle e, ancora una volta, una lunga capigliatura. Nessuna indicazione, invece, sull’impiego dei selfie stick. L’autore dello studio, in passato collaboratore dei team Google Research e DeepMind, ha anche creato un bot che sfruttando le API di Twitter è in grado di esprimere in maniera del tutto autonoma un giudizio sulle immagini pubblicate dagli utenti.

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