Branson non è più presidente di Virgin Hyperloop

Richard Branson ha rassegnato le dimissioni da Virgin Hyperloop One che vuole portare il trasporto supersonico negli Emirati Arabi Uniti.
Richard Branson ha rassegnato le dimissioni da Virgin Hyperloop One che vuole portare il trasporto supersonico negli Emirati Arabi Uniti.

Il magnate Richard Branson ha lasciato la sua carica di presidente della Virgin Hyperloop One. A poco più di 12 mesi dal suo ingresso alla prima poltrona del consiglio di amministrazione della compagnia, Branson ha deciso di permettere ad altri di dedicare il giusto tempo a un progetto che necessita di essere seguito forse con dedizione maggiore di quella che l’imprenditore avrebbe potuto darle.

La notizia delle dimissioni non è stata data dal diretto interessato ma da una nota ufficiale di Virgin Hyperloop One che recita:

In questa fase del nostro sviluppo, si è reso conto che l’azienda aveva bisogno di un presidente più presente. Il suo posto sarà occupato da un altro dirigente di Virgin Group. Ringraziamo Richard per la sua leadership e visione. Continueremo a collaborare con Virgin Group per portare avanti i nostri progetti a livello globale.

I motivi dell dipartita però non sono chiari. A quanto pare, l’oramai ex chairman avrebbe scelto di lasciare la sedia dopo alcuni dissidi con il governo degli Emirati Arabi Uniti, dove dovrebbe sorgere la prima linea supersonica di Hyperloop ma che ha rappresentato un problema “etico” per Branson (e non solo). Quest’ultimo aveva infatti mosso critiche ai governanti per la cattiva gestione di un caso di omicidio che ha coinvolto il giornalista Saudito Jamal Khashoggi, di cui lo stato sarebbe responsabile. Le discussioni in merito all’accaduto hanno posto fine agli importanti accordi tra regno e multinazionale, quantificabili in 1 milione di dollari che sarebbe servito per la costruzione di binari e mezzi di trasporto.

A questo punto non è chiaro se la decisione di Branson contribuirà a far riavvicinare i due soggetti ma è molto probabile che alla fine il progetto andrà in porto, anche perché gli Emirati Arabi Uniti sono tra i pochi, se non i soli, a poter dedicare uno sforzo economico del genere all’iniziativa.

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