Rocketboom e il paradigma della rete che non guadagna

Rocketboom e il paradigma della rete che non guadagna

Se c’è qualcuno che nel mondo del video online ha il pubblico dalla sua, qualcuno che sviluppa ogni giorno numeri degni di questo nome e soprattutto degni di un guadagno questi è Andrew Baron, ideatore, produttore, scrittore e principale curatore di Rocketboom, il news show che dal 2004 ogni giorno in circa 5 minuti racconta un po’ di attualità geek e cultura internettaria con piglio divertito e informale.
Eppure nemmeno Andrew Baron riesce a monetizzare il proprio successo.

Arrivato al quarto anno, Rocketboom è pronto a siglare un accordo con Sony per distribuire il suo show anche attraverso alcune piattaforme della società giapponese. Le news condotte da Joanne Colan saranno disponibili su Crackle.com e utilizzeranno il suo player anche sul sito ufficiale, saranno distribuiti su PS3, PSP e sul network dei televisori Sony Bravia. In più Sony gestirà anche tutta la parte pubblicitaria.

Questo di certo non significa che Crackle o comunque Sony avranno l’esclusiva: la forza di Rocketboom sta anche nella sua distribuzione capillare in tutti i principali siti di distribuzione video della rete. Tuttavia parte della gestione dei profitti dello show passa a Sony e questo proprio perchè fino ad ora Andrew Baron non è riuscito (come nessun altro del resto) a trovare altri modi per monetizzare l’incredibile massa di utenti che Rocketboom è in grado di collezionare ogni giorno.

Colpa principalmente di Amanda Congdon, dice Baron.

Amanda era la precedente presentatrice di Rocketboom, aveva cominciato assieme al creatore l’avventura e inizialmente aveva una partecipazione nei diritti, poi i sempre più aspri dissapori tra i due hanno portato ad un divorzio che non è stato certo indolore. Amanda Congdon ha voluto più di quanto le spettasse (lo ha stabilito il tribunale) e soprattutto ha rubato (a quanto dice Baron) una serie di idee di distribuzione e collaborazione sulle quali il creatore di Rocketboom stava lavorando.

Le idee e le collaborazioni poi si sono rivelate di scarso successo (almeno nelle mani di Amanda), mentre Rocketboom con Joanne Colan a sostituirla ha decisamente preso quota, eppure le spese legali e lo sfruttamento dei molti piani da parte della rivale avrebbero impedito ulteriori sviluppi dello show.

I progetti per il futuro rimangono comunque quelli di un ampliamento. Sono arrivati nuovi autori, è nato Pop17, uno show filiazione che gode fin dalla sua nascita di sponsorizzazioni importanti (come TechCrunch) e ancora le idee non mancano.

Ma la parabola di Andrew Baron e il fatto che ancora non sia in grado di passare da startup a produzione seria, e che non sia in grado di trovare un modello di business degno di questo nome, sono paradigmatiche di tutta la situazione del video in rete. Il materiale viene prodotto, girato e distribuito senza pensare ad un immediato ritorno economico e si procede nell’incertezza fornendo un servizio per il quale non si è retribuiti. Nell’attesa di un’invenzione o di un’idea che continua a non arrivare.

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