Smart home e IoT: Brillo diventa Android Things

La piattaforma Brillo di Google, dedicata a smart home e IoT, cambia nome e diventa Android Things: rilasciata la prima Developer Preview per sviluppatori.
Smart home e IoT: Brillo diventa Android Things
La piattaforma Brillo di Google, dedicata a smart home e IoT, cambia nome e diventa Android Things: rilasciata la prima Developer Preview per sviluppatori.

Il gruppo di Mountain View ha intenzione di fornire la tecnologia che sarà alla base dei dispositivi smart di prossima generazione: non solo quelli indossabili, gli smartphone, i tablet e i computer, ma anche quelli che troveranno posto all’interno delle abitazioni, come speaker, elettrodomestici di ogni tipo, sistemi di sorveglianza o illuminazione, termostati ecc. Da questa esigenza nasce Android Things.

Si tratta di un sistema operativo, appunto, dedicato alle smart home e all’ambito della Internet of Things. Non è in realtà una piattaforma del tutto inedita, bensì l’evoluzione del Project Brillo introdotto lo scorso anno, che con il rebrand di oggi porta la prima Developer Preview nelle mani degli sviluppatori. Il principale punto di forza, secondo bigG è costituito dalla semplicità degli strumenti messi a disposizione per realizzare i dispositivi e i software che li gestiranno: si tratta di un approccio molto simile a quello dell’incarnazione più tradizionale di Android in campo mobile, con gli stessi tool di creazione del codice.

I loghi di Android Things e Weave

I loghi di Android Things e Weave

Android Things, in ogni caso, opererà in modo invisibile agli occhi dell’utente, ma semplificandogli la vita, come piattaforma equipaggiata da dispositivi integrati soprattutto nello spazio domestico, con un’attenzione particolare al risparmio energetico. Un S.O. pensato per gestire operazioni all’interno della casa in modo indipendente, senza dover poggiare sulle capacità di calcolo di device esterni o di un server remoto.

La comunicazione con smartphone, tablet o altri device verrà gestita mediante il protocollo Weave, anch’esso presentato lo scorso anno in occasione dell’evento I/O, già supportato da marchi come Philips Hue, Samsung SmartThings, Belkin WeMo, LiFX, Honeywell, Wink, TP-Link e First Alert. I primi hardware sui quali gli sviluppatori possono concentrarsi per sperimentare con il sistema operativo sono le schede Intel Edison, NXP Pico e Raspberry Pi 3. Quasi certamente le prime dimostrazioni pratiche delle potenzialità di Android Things arriveranno nel corso dei prossimi mesi.

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