Tiffany: attacco al cuore di eBay

La catena di gioiellerie Tiffany ha denunciato eBay perchè con il proprio sito favorirebbe la vendita di prodotti contraffatti. I casi verificati sarebbero oltre un migliaio. Se la sentenza ne certificasse la colpevolezza per eBay sarebbero guai
La catena di gioiellerie Tiffany ha denunciato eBay perchè con il proprio sito favorirebbe la vendita di prodotti contraffatti. I casi verificati sarebbero oltre un migliaio. Se la sentenza ne certificasse la colpevolezza per eBay sarebbero guai

Agli atti trattasi di una semplice denuncia, ma nel merito il documento va ben oltre le sue stesse pretese: eBay dovrà infatti difendersi da quello che a tutti gli effetti è un attacco al cuore del suo business e dalla parte dell’accusa siederanno i legali della nota catena di gioielli Tiffany & Co. Il motivo della contesa: l’accusa intende dimostrare le responsabilità di eBay nel momento in cui tramite le piattaforme tecniche del sito d’aste vengono venduti gioielli contraffatti che riportano un falso marchio Tiffany. Secondo l’accusa eBay dovrebbe controllare i prodotti in vendita ed impedire pratiche truffaldine che vanno a danneggiare, oltre che l’utenza acquirente, anche le aziende la cui produzione risulta contraffatta.

I casi segnalati da Tiffany risalgono al 2004 e riguardano oltre 200 annunci su cui il gruppo ha indagato potendo verificare come i tre quarti della merce attribuita al marchio Tiffany fosse in realtà contraffatta. Questi ed almeno altri 1000 casi sarebbero in seguito stati segnalati ad eBay senza ottenere in risposta una reazione adeguata. La causa si rivela immediatamente pericolosa per eBay in quanto una sentenza negativa (le cui probabilità appaiono comunque decisamente remote) minerebbe in toto il modello economico del sito. In attesa delle indagini e di una sentenza risolutiva il danno di immagine per eBay è comunque innegabile in quanto le testate che si stanno occupando del caso hanno già spolverato i precedenti in cui varie azioni truffaldine sono state portate avanti tramite il sito ai danni di ignari acquirenti.

Secondo quanto riportato da CNet, Ina Steiner di AuctionBytes.com avrebbe affondato ulteriormente il colpo spiegando come, in seguito a piccole transazioni andate a male, l’acquirente defraudato spesso non avanza le proprie recriminazioni a causa del carico di spese e problematiche varie tali da non motivare un’eventuale contestazione. eBay trarrebbe gran parte del proprio lucro, dunque, da transazioni dall’esito negativo.

La replica di eBay non si è fatta attendere: il gruppo asserisce di non poter annullare completamente la possibilità di eventuali truffe e di essere comunque a conoscenza di un numero assolutamente infimo di casi di transazioni non andate a buon fine. Accuse, quindi, respinte al mittente in attesa che un giudice ponga definitiva sentenza su una questione divenuta immediatamente delicata.

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