WhatsApp ottiene un risarcimento record da NSO Group per l’attacco Pegasus

WhatsApp ottiene una vittoria legale storica: NSO Group dovrà pagare 168 milioni per l’attacco Pegasus del 2019. Un precedente per la cybersecurity.
WhatsApp ottiene una vittoria legale storica: NSO Group dovrà pagare 168 milioni per l’attacco Pegasus del 2019. Un precedente per la cybersecurity.
WhatsApp ottiene un risarcimento record da NSO Group per l’attacco Pegasus

Un trionfo giudiziario destinato a fare scuola nel panorama internazionale della cybersecurity: la recente sentenza che vede protagonista WhatsApp contro la controversa azienda israeliana NSO Group ha segnato un nuovo standard nella lotta contro l’uso illecito di spyware e nella difesa della privacy digitale. La piattaforma di messaggistica, parte del gruppo Meta Platforms, ha ottenuto un risarcimento senza precedenti di 168 milioni di dollari per l’attacco condotto tramite il famigerato Pegasus, uno degli strumenti di sorveglianza più discussi degli ultimi anni.

Tutto ha avuto origine nel 2019, quando una vulnerabilità nella piattaforma WhatsApp venne sfruttata da NSO Group per installare il potente spyware Pegasus su circa 1.400 dispositivi appartenenti a giornalisti, attivisti e oppositori politici di tutto il mondo. L’attacco ha subito acceso i riflettori sulla fragilità della privacy digitale degli utenti e sulla facilità con cui strumenti di sorveglianza possono essere impiegati al di fuori di ogni controllo.

La risposta di WhatsApp non si è fatta attendere: la società, decisa a tutelare i propri utenti e a riaffermare il proprio impegno nella cybersecurity, ha intrapreso un’azione legale senza precedenti. Il cuore della causa si è basato sulla presunta violazione del Computer Fraud and Abuse Act statunitense e delle condizioni d’uso della piattaforma stessa, elementi che hanno costituito il perno dell’intera vicenda giudiziaria.

Una sentenza che fa storia

Il procedimento ha visto una svolta decisiva nel dicembre 2024, quando la giudice distrettuale Phyllis Hamilton ha riconosciuto che NSO Group aveva effettivamente oltrepassato i limiti imposti dalle normative americane in materia di hacking, violando i termini di servizio di WhatsApp. Un elemento che ha pesato in modo determinante è stata la mancata collaborazione della società israeliana durante le fasi istruttorie, sottolineando ulteriormente la gravità della condotta contestata.

Il verdetto finale: NSO Group è stata condannata a pagare oltre 168 milioni di dollari, una cifra suddivisa tra 444.719 dollari di danni compensativi e ben 167,3 milioni di danni punitivi. Questo importo, record per casi di questa natura, non solo rappresenta una vittoria economica per WhatsApp, ma stabilisce anche un precedente giuridico fondamentale per tutte le future controversie nel settore del spyware e della sorveglianza digitale.

Reazioni e impatto globale

La sentenza ha avuto un impatto immediato sul settore della cybersecurity e non solo. Colossi tecnologici come Apple e Amazon hanno espresso il loro pieno sostegno a WhatsApp, sottolineando la necessità di proteggere la privacy digitale degli utenti da minacce sempre più sofisticate. Anche Amnesty International ha celebrato la decisione, definendola una “vittoria epocale nella lotta contro l’abuso degli spyware”.

Di fronte a questa sconfitta, NSO Group ha annunciato l’intenzione di presentare appello, ribadendo che Pegasus sarebbe destinato esclusivamente a governi autorizzati per la lotta al terrorismo. Tuttavia, numerose inchieste indipendenti hanno dimostrato che lo spyware è stato utilizzato ben oltre tali scopi, spesso da regimi autoritari e in contesti caratterizzati da gravi violazioni dei diritti umani.

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