Lindows sta scomparendo. Una mano dal P2P

Cinque nazioni europee hanno vietato la vendita di Lindows sul proprio territorio. Troppe assonanze con Windows. La distribuzione del sistema operativo basato su Linux passa attraverso il file sharing
Cinque nazioni europee hanno vietato la vendita di Lindows sul proprio territorio. Troppe assonanze con Windows. La distribuzione del sistema operativo basato su Linux passa attraverso il file sharing

Gli olandesi non potranno più comperare LindowsOS, il sistema operativo basato su Linux concorrente a Microsoft Windows. Un giudice olandese lo scorso 30 gennaio ha accettato il ricorso di Microsoft e ha bloccato la vendita del prodotto in Olanda, Belgio e Lussemburgo. La decisione è giunta dopo che anche Svezia e Finlandia avevano deciso di impedire all’azienda fondata da Michael Robertson di distribuire il sistema operativo con il nome incriminato.

Una simile causa, sempre intentata da Microsoft, è in atto anche in Francia e negli Stati Uniti, dove gli avvocati di Microsoft non sono stati capaci sinora di chiudere il mercato alla piccola azienda di San Diego che continua a vendere il proprio LindowsOS 4.0 nei grandi magazzini Wal-Mart ad un prezzo che si aggira attorno ai 60 dollari, contro i 100 della versione Home di Windows e i quasi 200 della stessa versione Professional.

L’unica colpa di Lindows è quella di avere un nome troppo simile a Windows e per questo Microsoft sta tentando di impedirne la vendita in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, sino ad arrivare all’Europa. Contrariamente a quello che sta accadendo nelle cause antitrust, dove Microsoft sembra avviata ad una dura penalizzazione, il Vecchio Continente ha mostrato favore verso la causa partita da Redmond. La prima a dare ragione a Microsoft è stata la Finlandia lo scorso dicembre, seguita pochi giorni dopo dalla Svezia.

Secondo Michael Robertson, già fondatore di MP3.com e dall’ottobre 2001 proprietario della Lindows, Microsoft «sta cercando nazioni dove può trovare giudici compiacenti» dopo essere stata sconfessata in patria. Negli Stati Uniti, continua Robertson, «i consumatori possono acquistare computer equipaggiati con sistemi Linux per il desktop e stanno risparmiando milioni di dollari se confrontati con i software Microsoft, costosi e inclini a ricevere Virus».

Microsoft sinora ha sempre ribadito che difende solo il proprio marchio. In una discussione con internetnews.com, un rappresentatnte Microsoft ha dichiarato che la questione «riguarda solo il nome» e che Microsoft «sta semplicemente chiedendo a Lindows di cambiare il suo nome che ovviamente ha come fine quello di copiare il nostro marchio».

Ma il campo su cui si scontrano Microsoft e Lindows è ben più ampio. LindowsOS è sinora il sistema che più di tutti incarna le capacità di Linux, il sistema operativo open source che Microsoft non perde occasione di diffamare, di espandere il proprio utilizzo al di là dei sistemi server, campo nel quale si è rivelato affidabile e veloce. LindowsOS è infatti una versione, un po’ annacquata in verità, di Linux, ritagliata appositamente per l’utilizzo sui computer domestici e dotata di un software che riesce ad emulare quasi al cento per cento le applicazioni per Windows. LindowsOS è, come vuole Robertson, l’alternativa a Microsoft a basso costo per milioni di computer in tutto il mondo.

Lo stesso Robertson non ha mai perso occasione di polemizzare con l’azienda di Bill Gates. A luglio del 2002 mise in palio 200 mila dollari per chi fosse riuscito a “craccare” la console Microsoft Xbox, in modo da poterla utilizzare come un computer a basso costo. A settembre di quest’anno aprì il sito MSfreePC.com con l’intenzione di fornire software LindowsOS e StarOffice ai cittadini californiani che avessero richiesto, attraverso il sito stesso, il risarcimento concesso da Microsoft in seguito ad una class-action sul noto caso antitrust. Il sito è stato chiuso lo scorso 12 gennaio e le richieste di risarcimento distrutte.

L’ultima mossa di Robertson per risollevare le sorti della sua Lindows è stata quella di utilizzare il sistema di file sharing, in particolare il network di BitTorrent, per distribuire una copia gratuita del proprio sistema operativo. «Oggi – dice Robertson – i sistemi Peer to Peer hanno due grandi vantaggi: un grande numero di utenti e un basso costo per la distribuzione dei file». Il Peer to Peer è un sistema con cui sia l’industria musicale e cinematografica, sia l’industria del software dovranno fare i conti e Lindows è lì pronta a raccoglierne i frutti, sempre, s’intenda, contro Microsoft.

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