Google+? "Un fallimento"

Uno degli ingegneri che lavorano a Google+ critica società, incapace di creare una piattaforma innovativa e di successo. Ma c'è margine per ritentare.
Uno degli ingegneri che lavorano a Google+ critica società, incapace di creare una piattaforma innovativa e di successo. Ma c'è margine per ritentare.

Google+ è ormai aperto al pubblico, ma dopo i picchi iniziali stenta a decollare. La motivazione di tale temporaneo flop, secondo uno degli ingegneri della società di Mountain View, sarebbe dovuto all’incapacità da parte della società di pensare ad una nuova piattaforma che possa rivoluzionare la sfera sociale del web: a sostenere tale tesi è Steve Yegge, il cui pensiero è finito erroneamente nel flusso di aggiornamenti pubblici sul proprio account proprio di Google+.

Yegge nella giornata di ieri ha infatti pubblicato un post, prontamente rimosso ma finito tuttavia in Rete nei minuti successivi, probabilmente pensato per essere destinato esclusivamente alla cerchia di amici dell’ingegnere, nel quale quale evidenzia con interessante approfondimento quelli che secondo lui sono i principali errori compiuti dal gruppo. Errori che partirebbero sin dai vertici, con figure quali Larry Page e Sergey Brin non in grado di concepire una piattaforma innovativa in grado di offrire qualcosa di nuovo agli utenti.

Il problema di fondo secondo Yegge sarebbe dunque in un errato approccio al mondo social: Google+ viene ritenuto dallo sviluppatore una «reazione istintiva» al successo di Facebook, senza alcun tocco di creatività da parte della società. Un successo che secondo Google è basato esclusivamente sulla distribuzione di un servizio di alto livello, ma che in base alle considerazioni di Yegge poggia le proprie fondamenta sulla realizzazione di un ampio ecosistema di funzionalità e strumenti messo nelle mani di programmatori ed utenti. Google+, invece, si è limitato esclusivamente a fornire un set di API ancora incompleto e bisognoso di importanti miglioramenti per poter competere con il portale di Palo Alto.

Tutto ciò che il colosso delle ricerche si sarebbe limitato a fare sarebbe dunque una semplice copia delle prime edizioni di Facebook, senza proporre alcunché di innovativo e soprattutto senza cercare di comprendere quali siano stati gli effettivi punti cruciali del successo del social network fondato da Mark Zuckerberg. Quest’ultimo, del resto, continua a macinare numeri, ampliando il divario con il portale di Mountain View, nel quale tuttavia Yegge ripone ancora la propria fiducia, convinto che il gruppo possa correggere il tiro per porsi sulla carreggiata giusta verso il successo.

Update
Yegge ha successivamente spiegato di aver nascosto il post di propria spontanea volontà, e non pertanto su richiesta del gruppo. Nessuna censura, ma semplicemente il ripristino di una cerchia sociale che in un post notturno era andata perduta. Yagge sottolinea il fatto che la sua è una opinione strettamente personale, proveniente da uno che «lavora in un angolino». Ma non fa alcun passo indietro: l’opinione era quella e tale rimane, anche se confinata ora in un’area più discreta e costruttiva che non la pubblica piazza.

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