Telefonia, rimodulazioni: come difendersi

Mesi caldi per le rimodulazioni degli operatori; secondo SosTariffe, per difendersi gli unici metodi sono il recesso o il cambio operatore.
Mesi caldi per le rimodulazioni degli operatori; secondo SosTariffe, per difendersi gli unici metodi sono il recesso o il cambio operatore.

Nelle ultime settimane è stato tutto un susseguirsi di annunci da parte degli operatori di rimodulazioni delle loro offerte di telefonia fissa e mobile. Rimodulazione negative per i loro clienti che si vedevano aumentare le tariffe anche di un paio di euro. Una situazione poco piacevole che l’Osservatorio SosTariffe ha voluto approfondire prendendo in considerazione i casi di TIM, Vodafone, Tre e Wind.

Per quanto riguarda la telefonia mobile, alcuni aumenti sono già iniziati a giugno, altri a luglio. Secondo l’Osservatorio, i rincari, per le sole chiamate, oscillano da un minimo di 0,99 fino a 1,99 euro in più. Per “addolcire” la pillola, le compagnie offrono diversi benefit: si va da minuti illimitati gratis, a pacchetti di GB aggiuntivi da consumare in un mese. In alcuni casi tuttavia, nessun bonus è incluso nell’aumento, che risulta pertanto solo un “ritocco” unilaterale delle condizioni economiche.

I nuovi prezzi riguardano anche la connessione da rete mobile. Per navigare dal proprio smartphone o tablet serviranno da 2 a 5 euro in più al mese. Anche per queste rimodulazioni, gli operatori offrono qualche benefit con GB aggiuntivi, fino a 30 in più al mese.

I provider sono tenuti in ogni caso a informare i loro clienti con almeno 30 giorni di preavviso tramite apposito SMS ma sui loro siti è disponibile un’area dedicata dove sono presenti tutti gli avvisi di rimodulazione, esplicitati nei migliori dei modi.

Per quanto riguarda i rincari delle tariffe di rete fissa, l’Osservatorio evidenzia che gli aumenti sono compresi da un minimo di 0,89 euro fino a 3,99 euro mensili in più.

Chi non volesse accettare queste rimodulazioni, può decidere di procedere al recesso fino al giorno prima delle modifiche contrattuali. Il Codice delle comunicazioni elettroniche infatti (art. 70 comma 4), consente di recedere dal contratto o passare a un altro operatore senza penali né costi di disattivazione. Per farlo è necessario comunicare la decisione entro il giorno prima della data di avvio della modifica contrattuale.

Per salvaguardare i clienti da queste rimodulazioni, in Senato da inizio luglio è stato presentato un disegno di legge che, in caso di approvazione da parte di entrambe le Camere, bloccherebbe i rincari indiscriminati. L’art. 70, comma 4, del Codice delle Comunicazioni elettroniche infatti oggi permette alle aziende di modificare unilateralmente quando e come vogliono gli accordi presi. Si tratta spesso di modifiche peggiorative delle condizioni di contratto, che in origine risultavano allettanti per il consumatore. Il cliente resta pertanto impotente di fronte a tali trasformazioni che creano totale incertezza circa gli impegni commerciali proposti dalle aziende. L’unica arma a disposizione del cliente resta il recesso entro 30 giorni o il cambio operatore.

Il testo punta a impedire la modifica in senso negativo delle condizioni economiche dell’offerta da parte dei provider prima di sei mesi dalla firma del contratto. Inoltre il disegno di legge impone maggiore trasparenza delle offerte e dei messaggi pubblicitari rivolti ai consumatori. Le compagnie, in caso di approvazione della legge, dovranno illustrare in modo chiaro le condizioni del contratto, esplicitando tutti i costi accessori.

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