Stephen Hawking: il pensiero dell'astrofisico sull'AI

Stephen Hawking accese diversi dibattiti esponendo il suo pensiero sull'AI: ma qual era la posizione dell'astrofisico in merito all'argomento?
Stephen Hawking accese diversi dibattiti esponendo il suo pensiero sull'AI: ma qual era la posizione dell'astrofisico in merito all'argomento?

L’Intelligenza Artificiale è spesso male interpretata dalle persone, che talvolta hanno una visione apocalittica del termine o la vedono come un modo per “sostituire” gli esseri umani sul posto di lavoro. L’argomento tornò alla ribalta una manciata di anni, quando l’astrofisico Stephen Hawking parlò di AI finendo su tutti i giornali: nella grande maggioranza dei titoli traspariva un’accezione negativa, perché Hawking aveva sollevato alcuni dubbi sull’intelligenza artificiale e la sua possibile evoluzione… ma era davvero così?

Se si prova ad approfondire la posizione del fisico (passato a miglior vita il 14 marzo 2018) ci si rende conto di come il suo pensiero fosse ben diverso da “AI = pericolo”. Stando a quanto dichiarato da Hawking, infatti, l’intelligenza artificiale avrebbe tutte le carte in regola per rivoluzionare il nostro mondo, quindi potrebbe essere una tecnologia estremamente positiva o negativa a seconda del suo utilizzo. Molto dipenderà dal modo in cui verrà sviluppata.

Cosa dice davvero Stephen Hawking sull’AI

Per Stephen Hawking una tecnologia non è né buona né cattiva, ma è il suo uso a renderla tale. Il sunto dell’astrofisico, che critica più che altro il pericolo di un’innovazione incontrollata e mal gestita, è questo: “Bisogna regolare il nostro comportamento basandoci su ciò che ci contraddistingue dalle macchine: logica e ragione. Il vero rischio con un’AI che eccelle in qualcosa è la competenza. Quando un robot avrà degli obiettivi farà di tutto pur di raggiungerli, a costo di eliminare qualsiasi ostacolo incontrerà sul suo cammino.”

Non va però frainteso il discorso di Hawking in merito all’intelligenza artificiale come arma di distruzione di massa. Dipende, appunto, dall’utilizzo che viene fatto di una data tecnologia: basti pensare agli impulsi elettromagnetici, che in medicina possono (in piccole quantità) curare dolori ossei, mentre in campo militare potrebbero spazzare via milioni di persone nel caso in cui venisse realizzata una bomba all’idrogeno.

Il pensiero dell’astrofisico sull’AI può infine essere visto come una critica nella ricerca priva di un criterio di fondo, mossa cioè dal solo obiettivo di superare gli schemi presenti, come se vi fosse una gara tra le organizzazioni e gli istituti in grado di confermare prima di altri l’esistenza di una coscienza artificiale.

A proposito di AI, qui è possibile dare un’occhiata ai migliori film a tema.

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