Anche HTC potrebbe aver spiato gli utenti

Anche HTC finisce nella morsa degli utenti spaventati dalla possibilità che l'azienda possa aver tracciato informazioni personali tramite smartphone.
Anche HTC finisce nella morsa degli utenti spaventati dalla possibilità che l'azienda possa aver tracciato informazioni personali tramite smartphone.

Dopo Apple, Google e Microsoft, anche HTC va ad aggiungersi all’elenco delle società accusate di monitorare in maniera illecita i propri clienti mediante i rispettivi telefoni cellulari. Al centro della nuova diatriba vi sarebbe un aggiornamento di Android 2.4 rilasciato dalla società asiatica, nel quale sarebbe stato introdotto un nuovo componente “spione” che minerebbe la privacy degli utenti.

Tale software, denominato Carrier IQ, risiederebbe in memoria all’accensione degli smartphone Sensation ed EVO 3G: il suo compito sarebbe quello di tracciare una serie di informazioni utili per il funzionamento dei device ed il miglioramento della piattaforma, ma il suo modus operandi desta alcuni sospetti tra gli utenti. Dettagli riguardanti le applicazioni usate, le operazioni eseguite, la permanenza in uno specifico posto ed altri sarebbero infatti inviati in maniera del tutto silenziosa ai server cloud di Amazon, per essere poi riutilizzati dalla società in qualche modo.

In seguito all’allarma lanciato da alcuni portali in Rete, il carrier mobile Sprint ha subito precisato la vera natura di Carrier IQ, il cui scopo sarebbe esclusivamente quello di aiutare l’operatore ad individuare eventuali problemi dei propri clienti. Nessuna informazione personale sarebbe dunque stata estratta dagli smartphone: messaggi di testo, foto, video, pagine visitate in Rete e via discorrendo sarebbero assolutamente al sicuro, non avendo Sprint l’obiettivo di monitorare gli utenti bensì di fornire loro maggiore assistenza.

La vicenda Locationgate si arricchisce dunque di un nuovo capitolo, il quale viene alla luce in un momento piuttosto caldo: il Senato degli Stati Uniti d’America sta infatti vagliando l’ipotesi di proporre un decreto legge che impedisca tali fughe di informazioni, imponendo alle società produttrici di smartphone di ottenere prima l’esplicito consenso da parte degli utenti per ricevere dettagli personali per poter fornir loro servizi di geolocalizzazione, ma non solo. La nuova accusa potrebbe quindi spingere ulteriormente il Governo USA a premere il piede sull’acceleratore per risolvere una questione così scottante.

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