Google Enterprise: novità per Compute Engine

Novità per Google Enterprise: accesso alla piattaforma Cloud Engine più economico, sicurezza migliorata e apertura dell'infrastruttura agli sviluppatori.
Novità per Google Enterprise: accesso alla piattaforma Cloud Engine più economico, sicurezza migliorata e apertura dell'infrastruttura agli sviluppatori.

Novità importanti per Google Enterprise. Le soluzioni di bigG dedicate al cloud business di Google Compute Engine sono ora disponibili per tutti, migliorate grazie ad un’infrastruttura ancora più potente, aperta agli sviluppatori e con standard di sicurezza evoluti. Un passo che Google non esita a descrivere come decisivo, come scommessa definitiva sul cloud. A seguire tutti gli annunci di oggi per la soluzione di Mountain View già scelta negli ultimi mesi da realtà come Snapchat, Cooladata, Mendelics, Evite e Wixhave.

General Availability

Google Cloud Platform fornisce agli sviluppatori la flessibilità necessaria per mettere a punto applicazioni da eseguire sull’infrastruttura del gruppo. Il team ha lavorato per rendere l’esperienza di sviluppo che interessa i servizi di Mountain View adatta a soddisfare gli standard che ci si aspetta da una realtà come bigG. Oggi viene annunciata la disponibilità di Google Compute Engine, che offre macchine virtuali dalle prestazioni elevate, affidabili e scalabili, con i migliori standard di sicurezza e algoritmi avanzati per la crittografia dei dati. La piattaforma può contare su uno SLA (Service Level Agreement) del 99,95% per la gestione di qualsiasi carico di lavoro e su un supporto tecnico continuativo 24/7. Nell’occasione vengono introdotte alcune nuove feature e novità per quanto riguarda i costi.

Supporto migliorato

Durante la fase di test, Compute Engine ha garantito il supporto a due delle più popolari distribuzioni Linux: Debian e Centos, entrambe caratterizzate con un kernel personalizzato da Google. Questo ha fornito agli sviluppatori un ambiente familiare in cui operare, ma alcuni software che richiedono kernel specifici o moduli particolari non risultavano compatibili. Da oggi è possibile eseguire qualsiasi distribuzione Linux (incluse SELinux e CoreOS), oltre a qualunque programma o kernel come Docker, FOG, xfs e aufs. Annunciata anche la compatibilità con SUSE, Red Hat Enterprise Linux e FreeBSD.

Manutenzione

Google, consapevole che la operazioni ordinarie per la manutenzione dell’infrastruttura hardware e software sono di cruciale importanza per l’affidabilità dei sistemi, fornisce rapporti dettagliati e trasparenti sugli interventi di questo tipo. L’obiettivo è quello di garantire il funzionamento delle macchine virtuali anche durante gli interventi tecnici, evitando così periodi di downtime e i tipici riavvii. Inoltre, in caso di malfunzionamento, la piattaforma viene automaticamente resettata per tornare funzionante in pochi minuti. La funzionalità è già attiva negli Stati Uniti e raggiungerà anche gli altri territori nei prossimi mesi.

Potenza di calcolo

Gli sviluppatori hanno richiesto più potenza di calcolo e un maggiore quantitativo di memoria per le applicazioni avanzate, come simulazioni o la gestione di database NoSQL. Per soddisfarli Google ha potenziato la propria infrastruttura con processori 16-core e fino a 104 GB di RAM.

Storage e prezzo

Realizzare applicazioni affidabili e scalabili richiede l’impiego di configurazioni adeguate per lo storage. Il servizio Persistent Disk offre prestazioni elevate e una longevità maggiore rispetto ai dischi locali. Da oggi il prezzo viene ridotto del 60% per ogni GB e anche il costo del traffico in ingresso o in uscita subisce un ritocco verso il basso. Ancora, la spesa è stata ridotta del 10% in tutti i territori per le istanze standard di Compute Engine.

Del tutto evidente, insomma, il cambio di passo: maggiori potenzialità a costi minori, al netto di maggiori garanzie, maggior assistenza e miglior efficienza. Google allunga così le mani con maggior serietà sul cloud e ciò può voler dire molto nel lungo periodo. Non solo viene portata sul mercato una soluzione aggiuntiva, ma si crea anche una maggior concorrenza destinata ad abbattere il prezzo per l’utente finale, mettendo inoltre in campo tutta l’influenza che Mountain View può avere sul comparto. Un piccolo passo avanti per Google, ma un grande passo avanti per il cloud computing: per gli sviluppatori è suonato un segnale importante e presto i gruppi concorrenti (Microsoft, Amazon e altri) saranno costretti a risposte nel merito.

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