Google rafforza la sua presenza in Giappone

Il gruppo di Mountain View raddoppierà entro il 2019 la sua presenza nel paese del Sol Levante, con l'apertura di nuovi uffici nella città di Tokyo.
Il gruppo di Mountain View raddoppierà entro il 2019 la sua presenza nel paese del Sol Levante, con l'apertura di nuovi uffici nella città di Tokyo.

Prosegue il piano di espansione della presenza di Google a livello globale. Oltre al Building A di Londra, il gruppo di Mountain View ha messo in cantiere anche la costruzione di nuovi uffici in Giappone, più precisamente nel quartiere Shibuya della capitale Tokyo. Questo permetterà a bigG di raddoppiare la sua presenza nel paese asiatico con l’apertura prevista per il 2019.

Nel post comparso sulle pagine del sito ufficiale, Google ricorda come Tokyo sia stata la prima città al mondo a ospitare un ufficio di Google al di fuori degli Stati Uniti. Questo a testimonianza di quanto il paese del Sol Levante abbia sempre costituito un territorio chiave nella crescita e nel percorso di maturazione del suo business, grazie anche alla messa in campo di iniziative locali. Il progetto annunciato oggi sarà portato avanti in collaborazione con Minna No Code, con l’obiettivo di fornire a migliaia di insegnanti le competenze e gli strumenti necessari per formare oltre due milioni di studenti entro i prossimi anni.

Oggi sono felice di annunciare la prossima fase del nostro investimento a lungo termine finalizzato alla presenza in Giappone: un nuovo ufficio a Shibuya, Tokyo. Raddoppiare la nostra presenza nel paese significa far crescere i nostri team locali di ingegneri. Stiamo lavorando su alcune entusiasmanti idee riguardanti il design del nuovo ufficio che ci permetteranno di aprirne le porte alla comunità.

Nell’immagine di apertura Ruth Porat, dal 2015 (in seguito alle dimissioni di Patrick Pichette) ha assunto il ruolo di Chief Financial Officer nell’organigramma di bigG, dirigendo le operazioni finanziarie.

Restando in Giappone, a fine agosto un involontario errore di configurazione al Border Gateway Protocol commesso proprio da bigG ha impedito per alcune ore il corretto accesso al Web per milioni di utenti, sia privati che aziendali.

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