Google X, tra hoverboard e teletrasporto

Il team di Google X Lab racconta di aver provato a costruire un hoverboard funzionante, proprio come quello di Marty McFly nel film "Ritorno al Futuro".
Google X, tra hoverboard e teletrasporto
Il team di Google X Lab racconta di aver provato a costruire un hoverboard funzionante, proprio come quello di Marty McFly nel film "Ritorno al Futuro".

Per chi non ne fosse a conoscenza, Google X Lab è un laboratorio di ricerca e sviluppo finanziato dal gruppo di Mountain View, dove nel corso degli anni sono stati messi a punto progetti come quello che sta portando alla nascita della Self-Driving Car, ovvero l’automobile in grado di guidare da sola. La redazione del sito Fast Company ha intervistato Rich DeVaul e Dan Piponi, membri del team al servizio del visionario Astro Teller.

Tra le molte tematiche trattate, una in particolare ha attirato l’attenzione di tutti coloro che negli anni ’90 hanno fantasticato guardando le pellicole della trilogia “Ritorno al futuro”. Secondo Piponi, si è andati vicini alla realizzazione di un vero e proprio hoverboard come quello cavalcato da Marty McFly, sfruttando il principio della levitazione magnetica, salvo poi accantonare il tutto di fronte ad ostacoli imposti dalla fisica e dal budget necessario per proseguire. È lo stesso concetto sul quale si basano alcuni treni ad alta velocità già operativi in Giappone e Cina, che azzerando l’attrito con le rotaie riescono a raggiungere quasi 600 Km/h.

Il problema principale, per quanto riguarda lo skateboard fluttuante, è rappresentato dal fatto che al contrario delle carrozze dovrebbe potersi muovere liberamente in qualsiasi direzione e non su un binario preimpostato. Questo rende di fatto impossibile creare un equilibrio costante e controllato di attrazione e repulsione come invece avviene per i convogli MagLev. Teoricamente, questo sarebbe possibile impiegando materiali particolari come uno speciale tipo di grafite, ma solo se le dimensioni dell’intero sistema restano contenute. Ecco un estratto dell’articolo.

Ci sono materiali piuttosto strani, che non si comportano come normali magneti. Piponi ha scoperto che una striscia molto sottile di un certo tipo di grafite può funzionare come un hoverboard, su un piccolo letto di magneti. Ha spinto l’oggetto verso di me, facendolo fluttuare sul tavolo. Io poi ho fatto altrettanto. Il pezzo di grafite, non molto largo, è rimasto leggermente sospeso sopra i magneti, spostandosi in ogni direzione ad ogni piccolo tocco.

Perché dunque non applicare questo principio alla costruzione di un vero hoverboard? Secondo l’ingegnere di Google X, il problema è sostanzialmente fisico: oltre una certa soglia il peso della tavola la farebbe inevitabilmente cadere sopra i magneti. Si potrebbe fare affidamento a tecnologie differenti, ad esempio impiegando materiali speciali a temperature molto basse, rendendo però di fatto inutilizzabile il dispositivo. Questo, inoltre, richiederebbe ingenti costi di ricerca e sviluppo, al momento non giustificati dalla finalità prettamente ludica del progetto.

Un’altra idea del team più innovativo di Mountain è stata quella di effettuare ricerche sul teletrasporto, proprio come nei film di fantascienza. Anche in questo caso nulla di fatto: la conclusione degli ingegneri è che, pur volendo approcciare la questione da un punto di vista tecnico e scientifico (con l’ausilio di dispositivi oggigiorno non disponibili), l’idea di inviare le molecole di una persona da un punto all’altro dello spazio viola le leggi della fisica, dunque è destinata a restare una prerogativa di film e romanzi sci-fi. Tutto questo senza prendere in considerazione l’ascensore spaziale, da lungo tempo nella testa di Astro Teller.

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