Quanto è digitale l'Italia? Lo dice l'Europa

L'indice della digitalizzazione economica e sociale curato ogni anno dalla Commissione pone l'Italia al quart'ultimo posto: nessun avanzamento particolare.
Quanto è digitale l'Italia? Lo dice l'Europa
L'indice della digitalizzazione economica e sociale curato ogni anno dalla Commissione pone l'Italia al quart'ultimo posto: nessun avanzamento particolare.

Dall’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) del 2017 emerge che l’UE registra dei progressi, ma il divario tra i paesi all’avanguardia nel digitale e i paesi che registrano le prestazioni meno soddisfacenti è ancora troppo ampio. Così come quello fra l’Italia e i paesi migliori del vecchio continente, anche se il Belpaese migliora in certi indici, ma resta dov’era l’anno scorso: 25esimo su 28.

Secondo l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società 2017, uno strumento che illustra le prestazioni dei 28 Stati membri in diversi settori, dalla connettività e le competenze digitali alla digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici, l’Italia fa parte del gruppo di paesi che stanno recuperando il ritardo, sebbene le sue prestazioni siano ancora inferiori a quelle dell’UE nel suo insieme. Nell’ultimo anno lo stivale ha fatto pochi progressi in relazione alla maggior parte degli indicatori. Una delle eccezioni riguarda il ruolo maggiore del commercio elettronico nel fatturato delle PMI (8,2% del totale), ma l’industria italiana potrebbe trarre vantaggi da un uso più diffuso delle soluzioni di eBusiness. La copertura delle reti NGA è passata dal 36% delle famiglie nel 2014 al 44% nel 2015, ma i progressi sono ancora troppo lenti, ostacolando anche la sottoscrizione di abbonamenti alla banda larga veloce (solo il 5,4% del totale, che è limitato al 53% delle famiglie).

L’assenza di competenze digitali di base è la ragione principale del basso tasso di adozione della banda larga fissa. In effetti, il 37% della popolazione non usa Internet regolarmente e il restante 63% svolge poche attività complesse online. Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, l’Italia si avvicina alla media dell’UE. Elemento che dà una cornice precisa al lavoro del Team Digitale di Diego Piacentini.

Italia digitale

L’Italia insomma, fa quel che può, ma è evidente che anche quando cresce più velocemente dei paesi a forte digitalizzazione non colma il ritardo. Per ogni voce dell’indice (pdf) sembra di rileggere gli stessi dati del 2015/2016. Per quanto riguarda la connettività, le prestazioni dell’Italia sono ampiamente inferiori alla media. L’adozione del piano nazionale ultralarga non è ancora completato, gli abbonamenti sono un quadro complesso. Il capitale umano è un problema ancora più grave: l’Italia è penultima per competenze informatiche. Solo poco più del 60% della popolazione italiana utilizza Internet regolarmente (contro il 76% della media UE) e solo il 45% ha competenze digitali di base o di poco superiori. Solo il 2,2% di tutte le persone occupate nel 2015 era costituito da professionisti delle TIC. Anche la quota di laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica è piuttosto modesta, pari solo all’1,4% nella fascia di età 20-29 anni.

Per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, le prestazioni dell’Italia sono gravemente sotto la media e si spera nell’effetto del piano Industry 4.0. Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, lo studio europeo apprezza gli ultimi sforzi della strategia dell’agenda digitale italiana, i cui elementi principali sono l’identità digitale (lo SPID), il sistema per i pagamenti online alla PA (PagoPA) e l’unificazione dei registri anagrafici delle amministrazioni locali (finora) scollegati (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente, ANPR).

Con questi dati, attualmente, l’Italia è nel gruppo di paesi, con Polonia, Croazia, Grecia, Bulgaria e Romania, ancora in ritardo in termini di sviluppo digitale rispetto alla media dell’Unione. La Commissione ha già presentato tutte le principali iniziative della sua strategia per il mercato unico digitale. Tenendo conto di quanto emerso dal DESI, la Commissione pubblicherà in maggio il suo esame intermedio della strategia per il mercato unico digitale al fine di individuare gli ambiti in cui potrebbero essere necessari ulteriori sforzi o proposte legislative.

E l’Europa?

Interessante anche guardare i numeri dell’Unione. In questo caso si nota un livello di digitalizzazione piuttosto buono: il 76% delle famiglie europee ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/s) e in alcuni Stati membri una percentuale significativa di tali famiglie ha già accesso a reti che offrono una velocità di 100 Mbit/s o più. Oltre il 25% delle famiglie ha sottoscritto un abbonamento alla banda larga veloce. I servizi mobili 4G coprono l’84% della popolazione dell’UE. E sta arrivando il 5G. Il 79% degli Europei si connette a Internet almeno una volta alla settimana, con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2016; il 78% degli utenti della rete usa Internet per giocare o per scaricare musica, film, foto o giochi; il 70% degli internauti europei legge giornali online (64% nel 2013); il 63% utilizza le reti sociali (57% nel 2013); il 66% fa acquisti online (61% nel 2013); il 59% utilizza i servizi bancari online (56% nel 2013); il 39% usa Internet per telefonare (33% nel 2013).

Troppo arretrato, invece, rispetto agli Usa e ad alcuni paesi asiatici – tipicamente la Corea del sud – il grado di competenze digitali. Da questo punto di vista, la Commissione spera di riuscire ad accelerare grazie al mercato unico digitale, alle nuove norme sulla protezione dei dati che entreranno in vigore nel maggio 2018 e saranno accompagnate da nuove norme sulla tutela della privacy nel settore delle comunicazioni elettroniche. La Commissione si sta impegnando per aumentare il numero di contenuti digitali fruibili all’estero: già all’inizio del 2018 gli Europei potranno utilizzare i loro abbonamenti online a film, musica, videogiochi, ebook, quando viaggeranno negli stati membri.

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