Su Marte scoperti 24 laghi, 5 ospitavano la vita

Scoperte le tracce di 24 laghi, di cui 5 ospitali per la vita, che risalirebbero a 3,5 miliardi di anni fa, quando Marte era ancora ricco di acqua.
Scoperte le tracce di 24 laghi, di cui 5 ospitali per la vita, che risalirebbero a 3,5 miliardi di anni fa, quando Marte era ancora ricco di acqua.

Importantissima scoperta su Marte: un gruppo di scienziati ha scovato le tracce di 24 antichissimi laghi che sarebbero risalenti a 3,5 miliardi di anni fa, quando il pianeta rosso era ancora ricco di acqua.

In questa interessante scoperta c’è anche un po’ di Italia: è infatti l’italiano Francesco Salese dell’Università olandese di Utrecht, in collaborazione con il gruppo di Gian Gabriele Ori, dell’Università ‘Gabriele D’Annunzio’ di Pescara, ad aver coordinato la prima prova diretta di questa mastodontica presenza idrica su Marte. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Geophysical Research-Planets.

Non è la prima volta che vengono trovate tracce di fonti idriche sul pianeta rosso: la scorsa estate, infatti, è stato scoperto un lago salato sotterraneo vicino al Polo Sud di Marte. I nuovi dati, raccolti grazie ai satelliti Mars Express dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) della Nasa, dimostrerebbero dunque che anche l’emisfero Nord del pianeta era, un tempo, ricco di acqua.

Finora più modelli avevano ipotizzato la presenza di acqua nascosta nel sottosuolo marziano – spiega Salese all’Ansa – , ma adesso ne abbiamo la prima evidenza geologica

Per quanto riguarda la morfologia, i 24 laghi scoperti avevano una grande profondità, pari a circa 4000 metri, il che confermerebbe quanto il pianeta rosso fosse anticamente ricco di acqua. Secondo Salese i laghi scoperti potrebbero inoltre essere contemporanei al grande oceano che si ritiene fosse esistito su Marte.

La presenza di acqua è condizione necessaria ma non sufficiente per ospitare la vita, ha sottolineato Salese. Altri elementi che potrebbero dare adito alla presenza di vita sono minerali come smectiti ricche di magnesio, serpentino e minerali di ferro-idrato, trovati nei bacini analizzati come il cratere McLaughlin.

Per gli astrobiologi – ha osservato Salese – questo significa un sito ad alta priorità. Questi depositi permettono di individuare i siti ad alta priorità per la ricerca della vita, dove prodotti organici potrebbero avere avuto una alta probabilità di conservarsi.

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