Il regolamento Agcom è realtà

L'AgCom approva il regolamento, tra il plauso di alcuni e gli strali di altri, anche dal Parlamento. Ci sarà una lunga battaglia legale.
Il regolamento Agcom è realtà
L'AgCom approva il regolamento, tra il plauso di alcuni e gli strali di altri, anche dal Parlamento. Ci sarà una lunga battaglia legale.

Come ampiamente annunciato, l’Agcom ha approvato il nuovo regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione. Un testo che è frutto di anni di dibattito, di un tira e molla incredibile tra l’autorità e il mondo della Rete che ha osteggiato queste norme e promette di continuare a farlo.

La data del 12 dicembre (anticipata da Webnews) è stata rispettata. Era l’unico modo per essere sicuri della sua entrata in vigore al 31 marzo 2014, ma anche un metodo che ha lasciato interdetti coloro che non avevano considerato seriamente la consultazione pubblica estiva, e non erano pochi anche fra le istituzioni e non solo nell’associazionismo e nelle categorie. Il testo è infatti stato saldamente mantenuto nel suo principio ferreo dell’assunzione di un potere decisionale sulla chiusura di siti che scavalca la magistratura e accelera i tempi.

Il nuovo regolamento Agcom insomma è quasi identico alla pre-consultazione, si carica di prerogative che molti avrebbero voluto lasciare al Parlamento, e come annunciato da Sitononraggiungibile, non mancheranno tutte le azioni possibili per bloccare questo testo attraverso ricorsi alle corti: italiane e internazionali se necessario.

Punti salienti e critiche

Il testo affronta la delicata questione dell’enforcement, cioè la moderazione tra l’azione puramente discriminatoria e l’atteggiamento prudenziale rivolto a ogni forma di censura. L’autorità Garante ha sempre sostenuto di aver trovato una modalità di disabilitazione dell’accesso che garantisce utenti e detentori di diritti. Se però si va a leggere, si comprende bene come ci si è inchiodati sul caso tipico della violazione da parte di un hosting con sede all’estero, per cui l’organo collegiale che apre una istruttoria può provvedere alla disabilitazione dell’accesso al sito, comprendendo in caso di «violazioni massive» – concetto molto nebuloso – un procedimento abbreviato che prevede sanzioni e controdeduzioni nell’arco di tre giorni.
Tra i molti problemi sollevati dagli oppositori al regolamento, c’è la scarsa attenzione al follow the money, cioè lo scopo di lucro, gli strumenti atti a considerare i veri interessi dietro la pirateria sono appena citati nell’ultima sezione del capitolo 9, ma non costituiscono parte integrante della metodologia.

Fulvio Sarzana è durissimo, parla di «sequestro del web» e così commenta:

Sono rimaste tutte le sanzioni, tutti i soggetti, tutte le assurdità emerse in mesi di dibattito svoltosi al di fuori delle mura di via isonzo, ed anzi le procedure di armonizzazione delle procedure di notice and take down, che avrebbero potuto forse creare un contesto propositivo, sono state eliminate. Rimangono tutte le norme che consentono la rimozione selettiva di siti che si limitino ad incoraggiare (termine che comprende qualsiasi forma di manifestazione del pensiero) la violazione del diritto d’autore. Un giornale ad esempio, o un blog.

I Cinque Stelle tuonano

Anche senza entrare nel merito delle disposizioni, la frettolosità di Angelo Cardani non è affatto piaciuta ad alcuni politici impegnati in queste settimane a produrre disegni di legge. Il PD ha quella firmata da Casson, i cinque stelle hanno una loro proposta di riordino della legge sul diritto d’autore. Inoltre, alla notizia dell’approvazione del regolamento, i deputati in commissione Trasporti alla Camera hanno tuonato contro l’assenza di Cardani in Commissione, definito uno «schiaffo in faccia al ruolo e alla funzione del Parlamento»:

Evidentemente né il presidente Cardani ed i commissari Agcom erano particolarmente propensi a svolgere in tempo utile un incontro istituzionale volto a esprimere un parere tecnico e politico competente sul regolamento copyright. In compenso, potremo audire Cardani nei prossimi giorni, a cose ormai fatte. È un vero peccato, anche perché noi qualche domanda al presidente Cardani avremmo avuto voluto rivolgerla.
Perché, ad esempio, il presidente dell’Agcom non ha prima atteso che il Parlamento si pronunciasse su un tema così delicato, dopo che lui stesso si era espresso in favore di lasciare lo spazio al legislatore di discutere eventuali proposte? Come mai non sono stati resi pubblici i pareri raccolti dall’Autorità, prima della redazione del regolamento sulla base dei quali Agcom ha ritenuto di avere poteri di regolamentazione in materia di diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica? E, infine, al presidente Cardani avremmo chiesto e chiederemo con quali fondi e quali risorse umane Agcom ritiene di far fronte alle nuove procedure che ha introdotto, anche in considerazione della contemporanea riduzione delle risorse finanziarie per la stessa Autorità.


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