Banda larga in Italia: poca e cara

La banda larga in Italia costa molto di più rispetto al resto d'Europa: lo dice AltroConsumo in seguito ad una ricerca tenuta a livello europeo per confrontare le varie offerte. Il modello francese risulta essere quello ideale da seguire
La banda larga in Italia costa molto di più rispetto al resto d'Europa: lo dice AltroConsumo in seguito ad una ricerca tenuta a livello europeo per confrontare le varie offerte. Il modello francese risulta essere quello ideale da seguire

Arriva da una ricerca AltroConsumo la fotografia di una situazione che già in molti stanno denunciando da tempo in tema di connettività per il nostro paese: in Italia la banda larga costa cara, molto più che molti altri paesi europei. I dati (riferiti al mese di Giugno 2005 su un’utenza che naviga in media 30 ore al mese) parlano da soli e confermano la preoccupante situazione in cui è caduto il mercato in Italia (mercato concentrato, inoltre, in appena il 30% del territorio nazionale) in seguito a troppi anni di “silenzio-assenso”.

Il confronto più impietoso (con una base ponderata sulla quale operare gli accostamenti dei dati) è rispetto alla situazione francese: mentre in Italia la migliore offerta risulta essere quella di Tele2 (28.95 €), i cugini d’oltralpe possono godere dell’offerta Neuf Telecom Cagetel (14.90). L’ADSL Telecom è invece a quota 36.95 €. In merito a quest’ultimo dato, AltroConsumo sottolinea come nella speciale classifica tra i gruppi ex-monopolisti Telecom Italia offre prezzi più cari di circa il 20% (il confronto è tenuto con gruppi quali British Telecom o France Telecom).

In riferimento ai prezzi degli altri gruppi interessati al mercato in Italia, l’Associazione Anti Digital Divide sottolinea: «la colpa dei prezzi alti non va ripartita equamente sui vari operatori […] il maggior artefice della discriminazione è sicuramente Telecom Italia, infatti questa è l’unico venditore all’ingrosso di connettività adsl e quindi ricoprendo un ruolo dominante del mercato (come riconosciuto nell’ultima indagine del 2005 dell’ormai ex garante TLC Enzo Cheli ) può controllare le tariffe applicate all’ingrosso, che poi vanno ad influire su quelle praticate al consumatore finale». La stessa Associazione ha sporto denuncia presso la Commissione Europea per segnalare l’anomalia delle offerte Telecom: lo stesso gruppo offre servizi paragonabili in Italia e Francia, ma il prezzo è profondamente diverso (recita il testo della denuncia: «TELECOM ITALIA S.P.A. vende in FRANCIA, tramite la propria filiale francese, il medesimo prodotto, con identico segno distintivo ALICE, ad Euro 15,95, garantendo una banda massima di ben 8 Mb/s, taglio sconosciuto per l’utente Telecom italiano»).

Paolo Martinello, presidente Altro Consumo, propone una ricetta di intervento: «l’accesso alla rete deve essere considerato un servizio universale: non è più sufficiente un contributo generico allo sviluppo della banda larga come quello previsto dalle ultime finanziarie. Sono necessarie misure concrete, imposte all’ex monopolista Telecom, per ridurre le vaste aree del Paese non coperte dall’ADSL e la promozione di campagne di informazione per consentire al consumatore una scelta consapevole tra prodotti presenti sul mercato». Una (parziale) risposta positiva a Martinello è lo schema di decreto presentato negli ultimi giorni dal Ministero per le Comunicazioni, schema nel quale si apre la strada ad una possibile liberalizzazione del Wi-Fi. Maggiore concorrenza dovrebbe significare prezzi minori e maggiore scelta per l’utente. O almeno questo è ciò che auspicano i provider interessati.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti