Sarkozy vuole tassare l'IT per salvare la tv

Tolta la pubblicità ai network radiotelevisivi statali il primo ministro francese ha proposto di finanziarli con introiti provenienti dalla tassazione dei competitor privati e dei reparti IT dell'industria nazionale
Tolta la pubblicità ai network radiotelevisivi statali il primo ministro francese ha proposto di finanziarli con introiti provenienti dalla tassazione dei competitor privati e dei reparti IT dell'industria nazionale

Non è nuovo ad annunci shock il primo ministro francese Nicolas Sarkozy, ma andando a toccare il sistema di tassazione delle imprese e dei prodotti relativi ad internet si è mosso per primo su un terreno non semplice con delle proposte che fanno discutere.

«Per fare le cose in maniera coerente voglio che le radio e le televisioni del servizio pubblico siano riunite sotto un unico gruppo e subiscano i medesimi cambiamenti», così ha espresso la volontà di tagliare la pubblicità sia dalla tv di stato che dalle radio di stato, una perdita di fondi netta e importante che il primo ministro si augura possa corrispondere anche ad un guadagno in qualità e che conta di colmare tassando altri prodotti.

A finire sotto il giogo del fisco saranno infatti le tv e le radio private, ovvero la concorrenza, ma anche le società produttrici di televisori, radio e tutti gli apparecchi collegati alla fruizione di quei mezzi. Chiaramente le tasse saranno relative ai guadagni fatti e dunque le società si dovranno rivalere sui propri clienti.

Ma fino a qui la proposta era rimasta dentro confini più o meno tradizionali. Grande sorpresa ha dunque colto tutti quando Sarkozy annunciato di voler tassare anche le società e i prodotti relativi ad internet, in quanto anch’esso mezzo di diffusione. Potrebbero dunque essere tassati (se la proposta fosse approvata) nuovi computer, telefonini e connessioni, in una maniera che il primo ministro ha definito «infinitesimale», lasciando intuire che il danno dovrebbe essere relativo.

Il piano di Sarkozy prevede quindi che tassando, ad esempio, i provider di connessione con un quantitativo mensile sulla base di quanti clienti abbiano (un euro ogni abbonato) potrebbe raccimolare 197 milioni di euro l’anno, cifra che costituisce il 25% di quegli 800 milioni che verrebbero a mancare alla tv pubblica senza la pubblicità.

«È una rivoluzione che cambiando il modello economico della televisione pubblica, cambierà l’intera natura della politica culturale nella nostra società della comunicazione» sono state le parole conclusive di Sarkozy, che sottolineano come un paese come la Francia (nel quale la connettività ha costi bassissimi) possa ormai permettersi il lusso di tassare un campo come l’IT che non ha più bisogno di tutela ma anzi viene visto come una garanzia.

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