ICANN: l'Europa vuole la sua governance

Bruxelles vuole ridurre l'influenza degli Stati Uniti nell'architettura di Internet, da tutti i punti di vista.
ICANN: l'Europa vuole la sua governance
Bruxelles vuole ridurre l'influenza degli Stati Uniti nell'architettura di Internet, da tutti i punti di vista.

La Commissione Europea ha presentato oggi la sua proposta per svincolare Internet dal controllo degli Stati Uniti in tutti i campi, tra cui l’assegnazione dei domini di primo livello. Da anni Bruxelles ragiona sulla piena internazionalizzazione dell’architettura di Rete, e il documento pubblicato da Neelie Kroes stabilisce un calendario.

La InternetGovernance europea risale almeno al 2009, quando la Commissione elaborò un documento che spiegava le ragioni secondo le quali la rete di Internet dovesse rispondere a criteri di responsabilità e assegnazione che coinvolgessero più attori politici. Da allora ad oggi, l’unico vero episodio politicamente rilevante è stato quel Datagate che secondo la stessa Kroes «ha portato ad una perdita di fiducia in Internet e i attuali meccanismi di governance».


La proposta europea

La proposta europea per questa nuova #InternetGovernance è quella di portare avanti tramite incontri multi-stakeholder una graduale cessione di sovranità del contratto ICANN verso poteri sovra e multi continentali, facendo anche da cuscinetto (ruolo storico per il vecchio continente) tra gli Stati Uniti e Cina e Russia, che per ovvie ragioni rappresentano un modello di intervento sulla Rete di cui Washington non vuole neanche sentir parlare. Ma come? Questi i punti chiave del documento:

  • Calendario preciso (manca) di incontri sulla globalizzazione dell’ICANN;
  • Rafforzamento del Forum globale su Internet;
  • L’avvio di una piattaforma online dedicata a questo tema;
  • Una revisione delle leggi per evitare conflitti tra giurisdizioni nazionali e sovranazionali;
  • Trasparenza, la responsabilità e l’inclusività dei processi multi-stakeholder;
  • Creazione di una serie di principi di governance di Internet per salvaguardarne la natura aperta e non frammentata;
  • Coordinamento dei nomi di dominio e indirizzi IP a livello globale per salvaguardare la stabilità e la sicurezza di Internet.

Le resistenze degli Usa

Contrariamente a quello che si crede, le resistenze su queste proposte non vengono tanto dall’ICANN stesso, che è almeno formalmente un’associazione neutrale e indipendente, ma dal governo degli Stati Uniti, talvolta fiancheggiati dalle stesse web company che temono di perdere un interlocutore comunque vicino rispetto a una globalità piena di incognite. Per questo, al di là delle dichiarazioni di prammatica, gli americani considerano la posizione di Neelie Kroes pericolosamente vicina a quella di Dilma Rousseff, la presidente del Brasile, la più furibonda dopo gli scandali della sorveglianza della NSA ai cellulari e le attività online dei maggiori capi di stato, e che ospiterà in aprile una conferenza sul futuro della governance di Internet che promette scintille rispetto all’ICANN e alla gestione dei domini così come di molto altro.

Neelie Kroes, invece, è convinta di aver trovato una posizione coerente, che include gli Usa nello scopo di cambiare le regole. L’ultima volta che ci hanno provato, quando hanno puntato sulle telco e le Nazioni Unite per parlare di un Internet globale, hanno ricevuto un franco no. Questo sarà, in ogni caso, l’anno di spartizione per la governance, secondo molti osservatori: la forte espansione dei domini, i cambiamenti sul routing del traffico web, stanno spostando il focus di Internet verso altri mondi, altri modelli. E qualcuno è già pronto a scommettere che dopo la conferenza brasiliana e quella sulle telecomunicazioni promossa dall’ONU in Corea del sud, in ottobre, Internet andrà verso una nuova casa. A meno che gli Usa non insistano per rinnovare il contratto con l’ICANN così com’è, in scadenza proprio nel 2015.

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