Airbnb: l'accusa di Federalberghi in Liguria

L'associazione di categoria punta il dito contro Airbnb e, in particolare, nei confronti dell'accordo siglato dalla regione Liguria con la piattaforma.
L'associazione di categoria punta il dito contro Airbnb e, in particolare, nei confronti dell'accordo siglato dalla regione Liguria con la piattaforma.

Dagli Stati Generali del Turismo che si sono svolti a metà dicembre in Liguria è emerso un accordo siglato tra la regione (nella persona del presidente Giovanni Toti), l’assessore Gianni Berrino e Airbnb. La piattaforma fornirà alcuni dati riguardanti host, prenotazioni e case sui quali basare un’analisi relativa al settore. La stretta di mano non è stata ben accolta dai vertici di Federalberghi, che invocano una linea più dura da attuare nei confronti di quella che il presidente Americo Pilati definisce senza mezzi termini “concorrenza sleale e sistematica evasione fiscale”.

La vicenda ha parecchi punti in comune con quella che già da tempo si sta verificando oltreoceano, in particolare a New York, dove Airbnb è stata presa di mira per l’attività ritenuta anticoncorrenziale e non rispettosa delle normative vigenti da parte di alcuni host. In un certo senso, sembra di assistere alla bagarre tra Uber e le associazioni dei tassisti, trasposta al settore delle strutture alberghiere e ricettive.

Secondo quanto afferma Pilati, spesso chi affitta un alloggio sulla piattaforma online lo fa in modo sistematico e generando ingenti profitti, al tempo stesso sottraendosi al regime fiscale a cui sono invece sottoposti hotel e attività più tradizionali. Per questo invoca un’azione rapida e decisa, minacciando di rendere altrimenti pubblico l’elenco con migliaia di annunci relativi al territorio ligure e le indicazioni precise per individuarne facilmente la posizione.

A sostegno della propria tesi, Federalberghi snocciola alcuni numeri: nel 2009 gli alloggi in Liguria offerti a chi viaggia tramite Airbnb erano solo 39, nell’agosto di quest’anno sono arrivati a quota 8.671. Nulla da obiettare, se non che nel 2009 l’attività della piattaforma era solo agli inizi, dunque una crescita, anche esponenziale, non ha nulla di stupefacente. Intavolare una discussione costruttiva e capace di portare ad un punto di equilibrio tra i reciproci interessi delle parti in causa è necessario, demonizzare un intero servizio per il presunto comportamento scorretto di alcuni costituisce invece un errore.

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