Nuove televisioni e modelli di business. V Summit sull'Industria della Comunicazione

Qualche nota dal quinto Summit sull’Industria della Comunicazione che si è tenuto a Roma il 12 Dicembre scorso, organizzato dalla Fondazione Rosselli e dalla Camera di Commercio di Roma, con una sezione tutta dedicata a Web tv, mobile, IPTV.

Nel rapporto vengono analizzati i modelli di business delle nuove televisioni distinguendo principalmente tra reti fisse e mobili. Le reti fisse vengono suddivise a loro volta in chiuse (principalmente IPTV) e aperte (peer to peer e Web TV).

Il rapporto mette in evidenza che le IPTV si basano su modelli di business piuttosto tradizionali simili a quelli utilizzati dagli operatori pay già operanti su cavo e satellite. Questo è dovuto anche a una maggiore tracciabilità e fidelizzazione dell’utenza IPTV che comunque sottoscrive un preciso abbonamento.

Le modalità di business vanno dalle offerte “a strati” (Vod basic con possibilità di fruire in modalità Pay-TV) a contenuti premium (accordi con produttori/fornitori di contenuti modalità di revenue sharing), fino alla vendita dei dati sulle abitudini di consumo con relative pubblicità personalizzate.

Inoltre, ogni set top box è compatibile esclusivamente con l’offerta IPTV dell’operatore che lo fornisce. Mentre i modelli di business delle reti aperte pongono sfide più complesse per la complessità tipica di Internet così come la conosciamo. Le Web TV devono saper sviluppare dei modelli adatti al contesto del web dove l’utenza ha caratteristiche geografiche e culturali molto diverse, per cui l’aggregazione di una massa critica di utenza presenta numerose difficoltà.

Il rapporto cerca anche di fare chiarezza e ordine nell’uso dei termini soprattutto quando parla di Web TV: un termine molto ampio, con cui si intende sia il videostreaming (filmati visualizzabili on demand) che la TV tradizionale sul web (simulcast o palinsesto organizzato). La Web TV viene comunque ben distinta dalle TV P2P come Joost, Babelgum, Zatoo.

L’utenza Internet ha in generale poca propensione a spendere per cui per le web-tv appare necessario l’adozione del modello free, sostenuto quasi esclusivamente dall’advertising pubblicitario sul web.

Proprio al mercato pubblicitario online sembra legato il futuro delle web tv. In Italia la pubblicità online è cresciuta a ritmi elevati (+43,35%), ma la quota italiana rimane bassa rispetto agli altri paesi europei, la crescita del mercato della pubblicità su Internet è comunque in leggera crescita in tutti i paesi e soltanto nel Regno Unito ha sottratto risorse alla televisione tradizionale (meno 6%). In Italia è previsto nel 2007 un decremento dell’1,6% della pubblicità televisiva.

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