Apple studia un touchscreen per la pioggia

Apple brevetta uno schermo capacitivo in grado di rilevare correttamente il tocco anche sotto la pioggia, grazie a una nuova griglia touch.
Apple brevetta uno schermo capacitivo in grado di rilevare correttamente il tocco anche sotto la pioggia, grazie a una nuova griglia touch.

Apple vuole realizzare un iPhone in grado di funzionare alla perfezione anche sotto la pioggia, affinché lo schermo touchscreen possa rilevare correttamente il tocco anche quando ricoperto di gocce d’acqua. È quanto emerge dall’ultimo brevetto accordato alla società di Cupertino dall’U.S. Patent and Trademark Office.

Nonostante gli smartphone di alta fascia siano praticamente tutti resistenti all’acqua, quindi in grado di funzionare anche quando immersi nei liquidi, gli schermi touchscreen possono faticare a rilevare il tocco se la superficie del device presenta delle gocce d’acqua. In alcuni casi il movimento delle dita non viene precisamente rilevato, in altri la goccia stessa viene interpretata come un tocco, attivando così funzioni non volute dall’utente.

Questo avviene perché gli schermi capacitivi, come quelli impiegati sui dispositivi moderni, rilevano il tocco analizzando le modifiche a un campo elettrico, dovute all’alterazione della conduzione dell’elettricità. Si tratta della pelle delle dita, di un metallo o della punta di una stilo, il risultato non cambia. E così può avvenire anche per l’acqua, essendo un liquido conduttivo.

Con il brevetto “Tracciamento delle dita in un ambiente bagnato”, Apple cerca di superare questo intoppo, realizzando un nuovo pannello per i suoi iPhone. Il sistema elaborato è molto complesso, ma basterà sottolineare come Cupertino voglia elaborare un pannello dotato di una speciale e invisibile griglia, dove dei nodi touch assumono delle funzioni di rilevazione e controllo maggiori rispetto alle altre aree dello schermo. Tali nodi sono in grado di distinguere la grandezza del tocco capacitivo che sta modificando il segnale elettrico, il numero di punti coperti, la forma, il movimento compiuto e molto altro ancora. Queste informazioni, analizzate da appositi algoritmi, sono in grado di permettere allo smartphone di distinguere tra tocchi voluti dall’utente e altri involontari, come quelli generati proprio dalle gocce d’acqua.

Il brevetto risale al 2016 ma, come per ogni registrazione targata mela morsicata, non è dato sapere se verrà effettivamente tradotto in un dispositivo reale.

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