Breakthrough Starshot: in viaggio verso l'infinito

Un team guidato da Stephen Hawking e appoggiato da Mark Zuckerberg punta ad esplorare le zone più remote dello spazio con l'impiego di sonde microscopiche.
Un team guidato da Stephen Hawking e appoggiato da Mark Zuckerberg punta ad esplorare le zone più remote dello spazio con l'impiego di sonde microscopiche.

Si chiama Breakthrough Starshot ed è uno dei progetti più ambiziosi mai messi in campo dall’uomo per quanto riguarda l’esplorazione dello spazio. A idearlo il matematico e astrofisico Stephen Hawking. Al suo fianco il filantropo russo Yuri Milner e Mark Zuckerberg, numero uno del social network Facebook, che è entrato a far parte del consiglio di amministrazione.

Breakthrough Starshot: verso Alfa Centauri

L’intento è quello di spingersi ben oltre i confini del sistema solare: più lontano della Luna e di Marte, verso Alfa Centauri. Il sistema stellare si trova a 4,365 anni luce dalla Terra, una distanza che la sonda più performante attualmente a disposizione della scienza percorrerebbe in decine di migliaia di anni.

L’idea è quella di sfruttare le potenzialità delle nanotecnologie per la creazione di moduli dalle dimensioni estremamente ridotte (simili a un francobollo) e dal peso contenuto (un grammo), da far viaggiare ad una velocità di circa un quinto rispetto a quella della luce, ovvero approssimativamente 60.000 Km/s. In questo modo lo spazio tra il nostro pianeta e Alfa Centauri potrebbe essere percorso in due decenni.

Spazio inesplorato

Durante il viaggio, queste “micro-sonde” registrerebbero tutto ciò che incontrano, inviando le informazioni alla Terra e contribuendo così alla conoscenza di zone ancora inesplorate dell’universo. Analizzando l’iniziativa in un’ottica di lungo termine, Breakthrough Starshot potrebbe fornire spunti per la ricerca di pianeti con caratteristiche e peculiarità adatte ad ospitare la vita. Proprio la ricerca di nuove forme di vita sembra essere uno dei punti focali del progetto: “Are we alone?” è una delle domande che compaiono sul sito ufficiale del progetto, indicando in questo punto interrogativo la più grande propulsione dell’intelligenza umana verso lo spazio interstellare. Una lettera aperta firmata da decine di scienziati indica il secolo in corso come quello della grande scalata: se prima l’uomo aveva il Sistema Solare come riferimento ultimo, ora sono le galassie il suo nuovo orizzonte. E sono pertanto le galassie l’obiettivo da perseguire per modificare i punti di riferimento dell’uomo nello spazio e nel tempo.

La fase di progettazione richiederà diversi anni. Sarà innanzitutto necessario creare una struttura caratterizzata da uno spessore pari a poche centinaia di atomi, che fungerà poi da vela una volta che il modulo raggiungerà lo spazio. Dal suolo una serie di antenne emetterà molteplici fasci di laser rivolti verso la sonda (come visibile nel filmato che mostra il concept), generando fino a 100 GW di potenza e fornendole l’accelerazione necessaria per affrontare il viaggio. Di certo le sfide ingegneristiche e tecniche non mancano: dalla presenza di polveri nello spazio a possibili interferenze, fino all’esigenza di miniaturizzare le componenti necessarie alla cattura delle immagini e alla loro trasmissione sulla Terra.

Un progetto open

La natura del progetto è aperta e rivolta ai ricercatori di tutto il mondo: chiunque può consultare la documentazione ed eventualmente fornire il proprio contributo. Si parte con un investimento pari a 100 milioni di dollari che servirà innanzitutto a valutarne la fattibilità. L’annuncio ufficiale arriva da Facebook, più precisamente dalla pagina di Hawking, che nel suo post cita Albert Einstein e la sua teoria della relatività.

Albert Einstein una volta ha immaginato di poter cavalcare un raggio di luce e il pensiero lo ha portato a formulare la teoria della relatività ristretta. Poco più di un secolo dopo abbiamo la possibilità di raggiungere una frazione significativa di quella velocità: 100 milioni di miglia in un’ora. Solo andando tanto rapidamente potremo raggiungere le stelle nell’arco di una vita umana.

Nel team selezionato per la fase progettuale compare anche il nome di un italiano: si tratta di Giancarlo Genta, docente del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino, nonché membro effettivo del Collegio di Ingegneria Meccanica, Aerospaziale, dell’Autoveicolo e della Produzione.

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