Choice Screen, tutti i numeri del caso

Il primo Choice Screen non restituiva una vera casualità nella dislocazione dei browser sulla finestra di scelta. Microsoft ha però aggiornato l'algoritmo. Webnews ha testato il nuovo Choice Screen: ora i numeri confermano la casualità
Il primo Choice Screen non restituiva una vera casualità nella dislocazione dei browser sulla finestra di scelta. Microsoft ha però aggiornato l'algoritmo. Webnews ha testato il nuovo Choice Screen: ora i numeri confermano la casualità

A poche ore dalla distribuzione del Ballot Screen (ribattezzato Choice Screen dalla nomenclatura ufficiale) sono emersi immediatamente alcuni dubbi. A quanto pare, infatti, la casualità nella comparizione dei browser nell’elenco non sembrava restituire esiti realmente casuali e, paradossalmente, ad essere avvantaggiato dallo script sembrava essere Google Chrome (Microsoft non giocava quindi a proprio favore, anzi). A distanza di pochi giorni, ed a seguito delle indicazioni provenienti da media e utenti, Microsoft avrebbe rivisto il proprio algoritmo proponendo una migliorata “casualità” all’elenco della finestrella di scelta.

La casualità è un aspetto oltremodo importante del Choice Screen. Su questo parametro hanno puntato i piedi Google, Mozilla e Opera, obiettando l’iniziale scelta Microsoft (che proponeva un ordine alfabetico) ed il silenzio consenziente di Apple (che avrebbe visto Safari in prima posizione proprio in virtù della precedenza alfabetica del marchio). La casualità di comparizione ha rappresentato l’ultimo parametro imposto dalla Commissione Europea prima dell’accettazione definitiva del Choice Screen ed ora il presupposto dell’equità di trattamento sembra rispettato da uno script che nei primi giorni aveva invece manifestato evidenti problemi.

Alla luce della promessa Microsoft la redazione di Webnews ha elaborato una prova statistica sui risultati del nuovo Choice Screen semplicemente appuntandone i rilievi ottenuti su più terminali, con più prove, in diverse condizioni e nella stessa unità di tempo. I risultati sembrano confermare la bontà del nuovo script, pur con la variabilità che solo la casualità può offrire.

La prova si è sviluppata su 200 aggiornamenti di Choice Screen in serie, attribuendo punteggio 1 ai browser in prima posizione, 2 ai secondi, 3 ai terzi e così via. La media vorrebbe che il caso calamitasse tutti i valori verso il 3, ovvero la posizione media rispetto alle 5 disponibili. L’esito è stato in effetti attinente a quanto prevedibile:

Safari e Opera escono dall’esperimento leggermente penalizzati, ma il differenziale è minimo e va attenuandosi con l’aumentare delle unità di test. La bontà della casualità è confermata anche dalle prove seguenti, relative alla comparizione dei vari browser nelle varie posizioni della top 5 del Choice Screen:

Dopo 200 prove Internet Explorer è comparso in prima posizione 39 volte (19.5%) contro le 52 di Firefox (26%), le 37 di Chrome (18.5%), e le 36 volte di Safari e Opera (18%). Firefox, il browser che più si vede avvantaggiato in questo specifico frangente, è però penalizzato dalla seconda piazza da cui raccoglie appena 31 apparizioni contro le 44, 55, 29 e 41 della concorrenza. I valori sono indicati nello schema precedente con gradiente più chiaro per le posizioni teoricamente meno appaganti della finestra.

I numeri dimostrano pertanto la bontà del nuovo Choice Screen e la comprovata casualità dello script. Soltanto un problema ulteriore, ancora, rimane: l’esecuzione client-side conferma un ordinamento eccessivamente lento su macchine non eccessivamente potenti. Ne consegue un ordinamento che, per alcuni istanti, ordina i browser secondo un ordine predefinito permettendo a IE di giovarsi di una rapida apparizione in prima posizione. L’errore appare tutto fuorché doloso, ma potrebbe essere quest’ultima inezia il prossimo oggetto di intervento da parte di Microsoft al fine di rendere il Choice Screen quanto più trasparente e neutro possibile.

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