Il Grande Fratello iraniano arriva dall'Occidente

Secondo il Wall Street Journal, una joint venture tra Nokia e Siemens avrebbe fornito all'Iran buona parte delle soluzioni tecnologiche per realizzare un centro di monitoraggio delle informazioni scambiate online. Un sistema utilizzato intensivamente
Secondo il Wall Street Journal, una joint venture tra Nokia e Siemens avrebbe fornito all'Iran buona parte delle soluzioni tecnologiche per realizzare un centro di monitoraggio delle informazioni scambiate online. Un sistema utilizzato intensivamente

Siemens e Nokia hanno fornito al governo iraniano parte della strumentazione utilizzata per controllare la Rete. La notizia giunge dalle colonne dell’autorevole Wall Street Journal, che nel corso degli ultimi giorni ha svolto un’approfondita inchiesta intorno alla censura messa in campo dall’Iran per limitare la circolazione della libera informazione online. Secondo il giornale statunitense, il sistema utilizzato dalle autorità di Teheran non solo consente di limitare l’accesso ai siti web, ma permette anche di controllare i singoli pacchetti di informazioni scambiati dagli utenti online.

«Sembra che il governo iraniano sia coinvolto in una pratica solitamente chiamata “deep packet inspection”, che consente alle autorità non solo di bloccare le comunicazioni ma anche di monitorarle per raccogliere informazioni sui singoli individui, così come di alterarle per fare disinformazione, secondo gli esperti. Le soluzioni per il monitoraggio sono state fornite, almeno in parte, da una joint venture tra Siemens AG, il gruppo tedesco, e Nokia Corp, la società finlandese produttrice di cellulari, nella seconda metà del 2008» scrivono Christopher Rhoads e Loretta Chao nel loro articolo per il WSJ. La fonte principale della loro notizia è Ben Roome, un portavoce della joint venture tra le due società ritenuto dunque molto affidabile.

Stando alle informazioni raccolte dal quotidiano statunitense, il centro per monitorare le telecomunicazioni sarebbe stato installato contestualmente alla realizzazione di parte della rete per le TLC sotto regime di monopolio in Iran, realizzata principalmente da Nokia e Siemens. Controllando il fornitore della connettività e le infrastrutture per le telecomunicazioni, le autorità iraniane sono dunque in grado di effettuare approfondite ricerche sui pacchetti di informazioni scambiati dai milioni di utenti che su base giornaliera si collegano alla Rete per ricercare notizie o confrontarsi sui social network.

Il monitoraggio attraverso deep packet inspection avviene contestualmente allo scambio dei dati in maniera automatica e naturalmente all’insaputa degli utenti. Tale soluzione tecnologica controlla il flusso di informazioni veicolato dalla navigazione sui siti web, dalle email, dalle telefonate online e dallo scambio di dati e notizie sui social network come Twitter, Facebook e FriendFeed. Ogni pacchetto di informazioni viene “aperto”, scansionato automaticamente alla ricerca di alcuni termini chiave preimpostati da chi attua la censura e successivamente ricostruito. La procedura avviene in una manciata di millisecondi, racconta il WSJ, ed è utilizzata intensivamente dalle autorità iraniane specie in questi giorni di proteste in seguito al sospetto risultato elettorale delle presidenziali.

La presenza di un sistema in grado di effettuare un monitoraggio così approfondito delle informazioni scambiate online sembra giustificare l’estrema lentezza delle connessioni iraniane, dieci volte più lente del normale, e la decisione del governo di Teheran di non precludere in maniera massiva l’accesso al Web ai propri cittadini. A differenza della Cina, dedita a un controllo preventivo dei contenuti online e alla limitazione dell’accesso ad alcune risorse in Rete, l’Iran avrebbe dunque messo in campo un sistema molto più sofisticato – realizzato grazie alle conoscenze di alcune società occidentali – e finora non utilizzato in queste forme apparentemente in nessun altro paese del mondo. Il governo di Pechino deve del resto confrontarsi con una realtà molto variegata e con diverse centinaia di milioni di connessioni, mentre l’Iran conta una media di 20 milioni di utenti che utilizzano un’unica infrastruttura tecnologica sulla quale il governo sembra avere il pieno controllo.

Le indiscrezioni e gli elementi portati alla luce del WSJ mettono ancora una volta in evidenza quanto le nuove soluzioni tecnologiche possano consentire ad alcuni governi di intensificare il loro controllo sulla Rete. Tali politiche di monitoraggio sono generalmente poco trasparenti e avvengono all’insaputa degli utenti, fiduciosi di utilizzare un mezzo di comunicazione libero e lontano dagli sguardi indiscreti della censura e delle autorità. Il caso specifico sull’Iran mette inoltre in una difficile posizione la joint venture Siemens – Nokia, che in un depliant descriveva così le proprie tecnologie alle autorità iraniane: «Un sistema in grado di monitorare e intercettare tutte le tipologie di comunicazione vocali e di dati su qualsiasi network».

Le due società hanno confermato di aver abbandonato questa specifica area di business durante lo scorso marzo, vendendo i principali asset a una azienda di Monaco. A causa della scarsità di informazioni provenienti dall’Iran, al momento non è dato sapere con certezza in quale misura i sistemi forniti da Siemens e Nokia siano stati utilizzati per la realizzazione del discusso centro di monitoraggio.

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