L'UE invoca il diritto a essere dimenticati

L'Unione Europea affonda un nuovo colpo nella lotta in difesa della privacy, con Viviane Reding che ribadisce il "diritto ad essere dimenticati".
L'UE invoca il diritto a essere dimenticati
L'Unione Europea affonda un nuovo colpo nella lotta in difesa della privacy, con Viviane Reding che ribadisce il "diritto ad essere dimenticati".

È Viviane Reding, Commissario Europeo per la Società dell’Informazione e i Media, a parlare da Bruxelles delle prossime iniziative che l’UE metterà in campo nel nome della tutela della privacy. Si parla questa volta del cosiddetto “diritto a essere dimenticati“, ovvero alla possibilità che chiunque possa, in qualsiasi momento, chiedere la totale e definitiva cancellazione dei propri dati dal Web.

A spingere il legislatore verso la stesura della normativa, che dovrebbe essere discussa nel corso dell’estate, sono le recenti evoluzioni della grande Rete e la sempre più capillare diffusione dei social network. Le regole che oggi riguardano il trattamento delle informazioni online risentono dell’inesorabile scorrere del tempo, e necessitano di una riforma finalizzata a mettere i cittadini al sicuro dai nuovi pericoli che si celano dietro le pagine del Web 2.0.

L’applicazione delle nuove leggi non riguarderebbe però esclusivamente il territorio continentale, bensì tutte le società che si trovano nella posizione di poter salvare o manipolare i dati di chi risiede in Europa. Se la proposta della Reding dovesse essere accolta, dunque, ne dovranno tenere conto anche realtà d’oltreoceano come Facebook e Google. Inoltre, l’UE è intenzionata a legiferare anche in merito alle modalità di trattamento dei dati, chiedendo agli operatori del Web di specificare all’utenza eventuali modifiche nei termini del servizio e offrire loro la possibilità di ritirare il proprio consenso in qualunque momento.

Episodi come quello accaduto lo scorso anno con il wardriving di Google Street View, le innumerevoli modifiche alle impostazioni della privacy per i milioni di iscritti a Facebook, e forse una progressiva presa di coscienza, in termini informatici, dei navigatori, stanno dunque portando all’attenzione delle istituzioni e dei loro rappresentanti un tema fino a poco tempo fa in ombra. A chi è chiamato a pronunciarsi in merito spetta l’arduo compito di introdurre normative che possano trovare un’applicazione concreta senza rendere ulteriormente complessa l’attività di chi sta dietro il monitor, come nel caso della norma relativa al trattamento dei cookie di cui si è parlato nelle scorse settimane e che ha suscitato giustificate perplessità.

Il diritto all’oblìo passa per il Web, ma solo un intervento dall’alto potrà imporlo a vantaggio degli utenti ed a svantaggio delle aziende che sui dati e sulle informazioni costruiscono i propri imperi economici.

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