Microsoft, PhotoDNA contro la pedofilia

Microsoft ha donato al National Center for Missing & Exploited Children la tecnologia PhotoDNA con cui il gruppo conta di tracciare con maggior affidabilità i passaggi di mano di immagini raccapriccianti nelle catene distributive del mercato pedofilo
Microsoft ha donato al National Center for Missing & Exploited Children la tecnologia PhotoDNA con cui il gruppo conta di tracciare con maggior affidabilità i passaggi di mano di immagini raccapriccianti nelle catene distributive del mercato pedofilo

«La maggior parte delle persone non sarà mai esposta a foto di bambini che vengono abusati sessualmente da predatori. Ma le immagini di questi abusi possono essere trovate negli angoli oscuri del mondo online, dove reti dei consumatori di contenuti pedofili propagano le foto dei bambini». Al fine di contribuire all’interruzione di questo tipo di catena distributiva, Microsoft ha donato una propria tecnologia al National Center for Missing & Exploited Children (NCMEC): l’obiettivo è quello di tracciare i vari contenuti per capire quali percorsi compiano e quali siano le fonti di distribuzione. Una maggior consapevolezza nasce infatti da strumenti più avanzati e determina un maggior potere nelle mani di chi combatte il fenomeno pedofilo online.

La tecnologia donata da Microsoft Research (elaborata in collaborazione con lo sviluppatore Hany Farid) prende il nome di PhotoDNA. Il tutto nasce da una esigenza specifica: riuscire a tracciare i vari passaggi di quelle raccapriccianti immagini che, nel corso delle varie indagini, emergono ripetutamente a dimostrazione di un passaggio di mano in mano del materiale. Tali passaggi non possono però ad oggi essere monitorati perchè non esiste un sistema tale da poter identificare univocamente il contenuto così da monitorarne le tappe di volta in volta.

L’idea di fondo è quella di una sorta di “impronta” della foto, identificata tramite un algoritmo dall’analisi dell’immagine. Secondo quanto spiegato da Ernie Allen, Presidente e CEO del National Center for Missing & Exploited Children, il valore “hash” delle immagini non permette però di garantire una continuità di analisi poiché il valore stesso cambia ad ogni minima variazione dell’immagine. Basta un ridimensionamento, insomma, per vanificare l’identificazione lungo la catena e l’annullamento del tracciamento. PhotoDNA propone invece un “robust hash”, una tecnica differente in grado di identificare con maggior affidabilità l’immagine garantendone pertanto l’identificazione con maggior affidabilità.

La tecnologia offerta al NCMEC verrà in seguito donata anche ai maggiori provider USA e nei prossimi mesi sarà inoltre adottata anche da Bing e Windows Live al fine di offrire un supporto ulteriore all’interruzione del passaggio di mano di tali riprovevoli contenuti.

Un apposito sito web è stato presentato per descrivere la tecnologia PhotoDNA e le sue potenzialità, chiedendo inoltre agli utenti di partecipare promuovendo su blog e social media le attività antipedofilia portate avanti. «Crediamo che la capacità di muoversi rapidamente e con più efficienza possa fare la differenza nella risoluzione del problema», spiega il consigliere generale Microsoft Brad Smith: «Questa è una opportunità per noi della comunità tecnologica di collaborare con il National Center for Missing & Exploited Children […]. Unendo gli sforzi, possiamo avere un maggiore impatto».

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