Neelie Kroes e il Manifesto Europeo delle startup

Il commissario all'agenda digitale europea presenta il manifesto delle startup, processo conclusivo del percorso di sostegno alle nuove imprese.
Neelie Kroes e il Manifesto Europeo delle startup
Il commissario all'agenda digitale europea presenta il manifesto delle startup, processo conclusivo del percorso di sostegno alle nuove imprese.

Ospite al Campus Party, il commissario Neeelie Kroes ha annunciato il lancio del Manifesto per le startup, una piattaforma che servirà a dare corpo all’investimento di Bruxelles (100 milioni di euro) a sostegno delle nuove imprese innovative. Un processo costituito da blocchi di open source, tutor per le startup e testimonial di casi di successo.

Nel suo intervento, la commissaria olandese incaricata all’Agenda Digitale ha presentato le due colonne portanti della via europea alle startup: i Future Labs e lo Startup Manifesto. Il primo è un sito che raccoglie le risorse open per sviluppare applicazioni e costruire nuove realtà della Rete che possano migliorare le infrastrutture pubbliche, la salute, la mobilità, l’economia del vecchio continente:

Sono mattoncini gratuiti, per le startup e per tutti, per le idee innovative di domani, che spero molti imprenditori vogliano provare.

Lo startupmanifesto.eu sintetizza il piano per le startup, basato sulla convinzione che l’unico modo per uscire dalle secche della crisi che vedrà il PIL della zona euro ridursi dello 0,4% anche quest’anno è quello di investire e credere nella Internet economy aiutando a migliorare la vita di milioni di persone, fornendo loro nuovi posti di lavoro, nuove competenze e rinnovate speranze per un futuro migliore. Secondo una ricerca condotta dal Boston Consulting Group, la Internet Economy nei mercati del G20 crescerà ad un tasso annuo dell’8 per cento nei prossimi cinque anni. Una manna dal cielo. Ma come sfruttare al massimo questo effetto?

Il cambiamento di mentalità

Neelie Kroes è molto esplicita: l’Europa ha bisogno di un cambio di mentalità che la porti a politiche di sostegno alle startup molto diverse da quelle tradizionalmente legate all’industria. L’epoca in cui si faceva affidamento sulle imprese di grandi dimensioni o i governi per la creazione di posti di lavoro è tramontata da un pezzo. Molti dei milioni di posti di lavoro persi nel corso degli ultimi cinque anni non torneranno nella loro forma precedente, dovranno essere compensati da qualcosa di nuovo. Da qui il bisogno di creare una piattaforma europea composta anche da leader della tecnologia, un gruppo indipendente di fondatori nel campo dell’imprenditoria chiamati a fornire indicazioni sul rafforzamento del contesto imprenditoriale per i web imprenditori di tutto il continente. I nomi sono molto noti: Daniel Ek di Spotify, Niklas Zennström di Atomico, Boris Veldhuijzen van Zarten di The Next Web e altre figure di spicco. I princìpi che muovono il manifesto sono cinque:

  • Educazione e competenze. Il 20 per cento degli studenti della scuola secondaria non ha mai usato un computer nelle lezioni scolastiche; inoltre la formazione IT per i docenti è inadeguata.
  • Accesso al talento. Il 26 per cento dei datori di lavoro in Europa ha difficoltà a trovare talenti. Molti aspiranti imprenditori lasciano l’Europa per cercare fortuna altrove. Ci sono circa 50.000 tedeschi nella Silicon Valley, e sono stimate circa 500 startup nella zona di San Francisco Bay che parlano francese.
  • Accesso al capitale. Il declino degli investimenti VC è sconcertante, sono dimezzati sia nella zona euro che nell’Unione europea dal 2008. Il calo complessivo degli investimenti in fase successiva è ancora più marcato. Il suggerimento del gruppo indipendente è quello di copiare Israele, che permette di considerare una perdita l’investimento come angel in una startup per il primo anno e defiscalizza quello degli anni successivi tramite uno sconto sulle tasse patrimoniali in caso un’impresa abbia azioni di una startup.
  • Privacy e regole. Le normative dati in Europa non sono aggiornate, questo rende le aziende facile prede di vari tipi di violazioni. E mentre tanto deve essere fatto per proteggere efficacemente i consumatori, i governi dell’UE sono in ritardo nel fornire accesso ai dati. Come insegna il caso datagate.
  • Leadership. L’Europa ha dato i natali a molte startup di successo (Skype, Spotify, Soundcloud, Dailymotion …), ma manca un vero stile di leadeship, manca una narrazione che capitalizzi anche le storie di successo.

L’esempio italiano

E mentre in Europa si cerca di costruire una piattaforma l’Italia che fa? Il Belpaese è certamente da annoverare tra i fautori di uno dei progetti legislativi più coraggiosi e d’avanguardia del continente. Il lavoro del MISE ha portato a fare dell’Italia, negli ultimi 18 mesi, una possibile startup nation, come illustra anche la sintesi della nuova normativa sulle startup (PDF) appena pubblicata. Un quadro normativo iniziato con la conversione in legge del decreto Crescita il 13 dicembre 2012 e rimpolpato con l’ultimo Decreto Lavoro, che ha ampliato e semplificato i requisiti d’accesso al fine di rendere la normativa ancora più efficace nell’incoraggiare l’imprenditorialità innovativa.


In questo momento, pur con le note difficoltà a concretizzare l’agenda digitale italiana (anche e soprattutto per mancanza di fondi e scelte politiche confuse), l’Italia è uno dei pochi paesi al mondo ad avere una precisa definizione di startup, ad avere creato una certificazione per gli incubatori, un registro delle imprese innovative, una disciplina apposita del lavoro per le assunzioni nelle startup, una regolamentazione sull’equity e sul crowdfunding. Inoltre, lo stato garantisce l’accesso a un fondo di garanzia per le startup.

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