Soldi pubblici è un successo

Online il portale del governo sulle spese degli enti locali. Un database su chi, cosa e quanto si spende che sta già incuriosendo tutti.
Soldi pubblici è un successo
Online il portale del governo sulle spese degli enti locali. Un database su chi, cosa e quanto si spende che sta già incuriosendo tutti.

Da ieri sera alle 21 è online il portale soldipubblici, un sito costruito dal governo insieme all’AGID, Banca d’Italia e con il sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (Siope) che rappresenta un passo in avanti concreto verso l’accesso ai dati e soprattutto la trasparenza sulle spese del denaro pubblico. Il portale è già stato preso d’assalto dalla curiosità delle persone, e questo depone a favore di chi l’ha realizzato.

Quando ieri sera Matteo Renzi, in diretta dalla trasmissione “Che tempo che fa” su Rai3, ha lanciato il portale sembrava solo l’ennesimo nuovo sito (ne hanno aperti molti) del governo, ma soldipubblici.gov.it è invece destinato ad essere il portale di palazzo Chigi di maggior successo di sempre. La ragione è presto detta: il sito consente di scoprire in modo molto intuitivo chi e quanto spende e per cosa tra le amministrazioni pubbliche. Quale italiano medio resisterebbe mai a controllare le spese del proprio comune? E magari anche a confrontarle?

Come funziona

Il sito è un classico motore di ricerca semantico applicato a un database. Questa prima release consente di accedere ai dati dei pagamenti delle regioni, delle aziende sanitarie regionali, delle province e dei comuni, con cadenza mensile e aggiornamento al mese precedente. I dati sono tratti dal sistema SIOPE, frutto di una collaborazione tra Banca d’Italia e Ragioneria Generale dello Stato, che aggrega i pagamenti giornalieri delle diverse PA attraverso una serie di circa 250 codifiche gestionali.

Basta cliccare un nome, cercare una voce, e si trovano tutte le spese, ma il motore restituisce anche su query più generiche, solo sugli importi, i nomi oppure le codifiche Siope. Spesso le codifiche proposte possono essere più di una, e si possono approfondire le voci con il tasto “+” aggiungendo un’area di selezione e, per ciascuna di esse, è possibile visualizzare una serie di informazioni utili ad analizzare il dato nel suo contesto.

Un esempio dei risultati del portale soldipubblici.gov.it. Qui le spese del Comune di Milano sui rifiuti, smaltimento e trasporto, nel 2013 e quest'anno.

Un esempio dei risultati del portale soldipubblici.gov.it. Qui le spese del Comune di Milano sui rifiuti, smaltimento e trasporto, nel 2013 e quest’anno.

Molte persone stanno dimostrando un grande entusiasmo per questo portale, forse anche un po’ ingenuo. È evidente infatti che l’operazione fa concentrare i cittadini verso gli enti locali e distrae dai dati dei ministeri (assenti), così come la loro pubblicazione testuale e non in XML, in formato open data, non è particolarmente adatto nell’ottica dell’open governement. Tutto sommato però ha ragione chi sostiene si tratti di un primo passo importante, anche e soprattutto in vista dei suoi progressi già stabiliti.

La fatturazione elettronica

Le prossime tappe del progetto riguarderanno la possibilità di effettuare direttamente il download dei dati – superando il problema del loro formato attuale – e sarà prodotta in seguita un’estensione dei criteri di ricerca, visualizzazione ed analisi dei dati. Quella sarà l’occasione per allargare lo spettro a tutte le p.a. La sfida forse più importante riguarda la fatturazione elettronica. Dal 31 marzo 2015 tutti i fornitori di PA locali dovranno inviare obbligatoriamente fatture elettroniche, così come già fanno i fornitori delle PA centrali dal 6 giugno di quest’anno.

Con la fatturazione elettronica sarà possibile incrociare i dati SIOPE con quelli delle fatture (che contengono, tra le altre cose, il dettaglio dei beni e delle quantità), e questo, secondo il governo, «permetterà di arricchire esponenzialmente le informazioni disponibili e quindi di produrre ricerche e comparazioni con un maggior livello di dettaglio». Comparazione è un termine dirimente: se il portale arriverà a consentire di fare coi dati delle spese pubbliche e dei soldi pubblici quello che fanno i metacomparatori che tutti gli utenti del web usano per programmare un viaggio o prenotare un albergo, allora si avrà davanti un esempio eccezionale di trasparenza e usabilità.

Il FOIA e l’accesso sono un’altra cosa

C’è una questione però da discernere: un database con le spese pubbliche (e neanche tutte, solo i pagamenti delle p.a.) non è accesso ai dati pubblici tout court. Le spese erano già disponibili con passaggi più complicati, l’open governement si ottiene con l’accesso pieno a dati che oggi sono riservati, quando va bene, solo ai giornalisti che li richiedono. Per questo a febbraio sarà pronta la bozza del FOIA, un Freedom of Information Act italiano ispirato ai migliori esempi internazionali.

Il FOIA è un piano superiore rispetto alla trasparenza garantita da un portale come soldipubblici perché è una legge evoluta sull’accesso all’informazione: se approvata, consentirà a chiunque di poter conoscere tutti gli atti, documenti e dati formati e detenuti dalle Pubbliche Amministrazioni, con poche e tassative eccezioni. Chissà che quest’ultimo portale, di successo, non possa rappresentare un viatico per ottenere finalmente il primo.

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