Twitter ha rifiutato 10 miliardi da Google

Twitter avrebbe rifiutato 2 miliardi di dollari da Facebook e ben 10 da Google. Ma sono queste cifre replicabili?
Twitter avrebbe rifiutato 2 miliardi di dollari da Facebook e ben 10 da Google. Ma sono queste cifre replicabili?

In passato sarebbero stati tre i grandi gruppi interessatisi a Twitter per una eventuale acquisizione: Microsoft, Facebook e Google. È questo quanto trapela da un approfondimento di Jessi Hempel per Fortune, secondo cui Twitter avrebbe rinunciato ad offerte di altissimo profilo nella convinzione di poter accrescere oltre il mercato dei tweet.

Da tempo ormai il nome “Twitter” ed il concetto di “bolla” sono sempre più affiancati, ma le nuove rivelazioni sembrano dare corpo ulteriore a chi sospetta che il fenomeno Twitter sia già andato ben oltre le proprie reali dimensioni. Secondo Hempel, infatti, i tre gruppi avrebbero guardato sì con interesse a Twitter, ma in tre modi ben diversi e soprattutto con un nulla di fatto in tutte e tre le occasioni. Ma le cifre in ballo sono da capogiro.

Microsoft è il primo nome che ha palesato interesse. Twitter sarebbe potuto essere sfruttato come nuova arma social, o per un eventuale servizio business, o per una più approfondita integrazione in Bing. Una acquisizione non sembrava però poter cambiare le carte in tavola e così Microsoft alla fin fine non ha mai concretizzato il proprio interesse in una vera e propria offerta.

Facebook, leader dei social network, ha guardato per tempo con interesse a Twitter per capire se potesse rappresentare una minaccia o meno. Il team di Zuckerberg sarebbe arrivato anche ad offrire 2 miliardi di dollari per l’acquisizione del rivale in una mossa che sembrava poter essere più difensiva che opportunistica. La risposta è stato un due di picche.

Google è il gruppo che ha offerto l’assegno più importante di tutti: 10 miliardi di dollari. Google sta disperatamente cercando una estensione “social” su cui far leva per rilanciare le proprie attività, ma il diniego di Twitter ha chiuso a Schmidt la porta in faccia.

A distanza di mesi dalle offerte il top management di Twitter è stato rimescolato, il CEO è cambiato e le novità sono poche. Il network dei 140 caratteri continua ad essere quel che era, con le sue difficoltà e la sua forte penetrazione tra i media generalisti ad esaltarne le qualità. Ma la realtà è quella di una community sempre più concentrata su pochi utenti attivi e scarsa interazione, caratteristiche che rendono Twitter sempre più ampio, ma sempre meno social.

Di fronte ad un trend di questo tipo le cifre con cui si ipotizza Google possa aver bussato alla porta diventeranno presto una chimera. E se Twitter è una bolla, probabilmente presto inizierà a sgonfiarsi.

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