Agenda digitale delegata a Marianna Madia

Il piano Renzi diverge da quello precedente: c'è l'Agenzia, dunque niente digital champion ma una delega al ministro Madia, impegnata nella riforma PA.
Agenda digitale delegata a Marianna Madia
Il piano Renzi diverge da quello precedente: c'è l'Agenzia, dunque niente digital champion ma una delega al ministro Madia, impegnata nella riforma PA.

Rotti gli indugi sull’agenda digitale. Da tempo se ne parlava e stando alle indiscrezioni raccolte ormai è ufficiale: il modello digital champion di traghettamento non è più considerato da Matteo Renzi. Niente più cabine, niente più esperti del settore, niente più ritardi spaventosi sull’agenda risolti con tagli e decisionismo. Il nuovo modello prende piega dal fatto incontestabile che ora l’Agenzia per l’agenda digitale italiana c’è, Agostino Ragosa passerà da commissario straordinario a direttore grazie a un paio di decreti che stabiliranno organico e soprattutto dotazione. Per questo non deve stupire che il ministro Maria Anna Madia sia indicata da palazzo Chigi: il suo compito è sorvegliare l’Agid, non sostituirsi ad essa.

La notizia era nell’aria già da tempo, quando il CorriereComunicazioni aveva raccontato questo passaggio di consegne ad Agid, ed ora è stato confermato anche da uno scoop di Arturo di Corinto su Repubblica, che ha dipanato un problema burocratico che sembrava all’altezza del pasticcio combinato con Francesco Caio. Quando lo scorso 8 aprile il governo ha pubblicato i decreti di assegnazione delle deleghe era stato chiarito che la ministra Madia si sarebbe occupata di pubblica amministrazione, ma avendo carattere definitivo soltanto con la pubblicazione in Gazzetta, questo documento non era ancora noto. Così come è in data successiva (22 aprile) il decreto di attribuzione di questa competenza alla giovane ministra. In parole povere, il provvedimento era pronto fin da quei giorni, ma è stato registrato più tardi e ora attende il vaglio della Corte dei Conti.

Chi è Marianna Madia e cosa le compete

Classe 1980, con studi sulla legislazione e l’economia del lavoro, Marianna Madia è dunque chiamata a sbrogliare la matassa dell’agenda digitale italiana, presto protagonista anche del summit europeo di Venezia. Impegno che si aggiunge a quello, decisamente più delicato, della riforma della pubblica amministrazione che con l’agenda, però, ha più di una attinenza. Basti pensare alla stretta relazione esistente fra gli obiettivi di semplificazione del rapporto coi cittadini e le possibilità offerte dalla digitalizzazione.

Alla ministra competerà la vigilanza sul funzionamento dell’Agid, che è al centro di un dedalo di competenze e anche di problemi, dato che la presidenza del Consiglio conosce bene il numero di interpellanze parlamentari, segnalazioni della corte dei conti e del ministero delle finanze e problemi sindacali che ruotano attorno a questo monstre burocratico che ora deve diventare agile come un ballerino. Le sei aree dell’Agid saranno a loro volta condotte tramite una ventina di uffici – numero sorprendentemente uguale a quello degli enti che ha riassunto – la maggior parte dei quali suddivisi in specifiche funzioni (cinque, pare) come i sistemi informativi, i progetti strategici o la regolamentazione.

Impossibile dire quanti dipendenti avrà, alla fine, certamente pescherà anche dai nomi della cabina di regia e dalle strutture dell’epoca Caio; altrettanto certamente avrà costi importanti che già sembrano pericolosamente ignari del clima di spending review, per non parlare dei conti da saldare per le decisioni prese nell’interregno del commissario straordinario, quando l’agenzia non aveva uno statuto funzionante e neppure un bilancio ma ha proceduto ad assumere dirigenti e ad acquistare beni di servizio.
La Madia avrà la sua bella gatta da pelare, lei e il sottosegretario operativo più papabile, Angelo Rughetti.

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