Google porta l'archivio Life sul Web

Al momento ci sono alcuni milioni di foto ma almeno un'altra decina di milioni devono ancora essere messe online. Si tratta dell'archivio di Life Magazine ora indicizzato da Mountain View attraverso una sezione specifica di Google Image Search
Al momento ci sono alcuni milioni di foto ma almeno un'altra decina di milioni devono ancora essere messe online. Si tratta dell'archivio di Life Magazine ora indicizzato da Mountain View attraverso una sezione specifica di Google Image Search

Google apre le porte all’archivio di Life Magazine, la nota rivista statunitense chiusa ormai da anni ma dotata di un patrimonio fotografico come pochi al mondo. Ora è possibile cercare tra tali foto direttamente da Google Image Search o inserendo il parametro “source: life” tra le query composte sul motore.

L’idea è sempre la stessa: rendere tutta l’informazione del mondo indicizzabile. Un simile patrimonio di testimonianze dal passato, sia nel campo della cronaca (ciò che le foto immortalano), che dell’arte (come le foto lo immortalano), non poteva mancare. Fanno infatti parte dell’archivio di Life opere di grandissimi maestri come Robert Capa, Margaret Bourk White, Alfred Eisenstaedt, Gordon Parks e W. Eugene Smith.

Incomprensibilmente il team Google sostiene di avere tutto dal 1750 ad oggi, infatti la prima fotografia della storia risale al 1820. Ad ogni modo la prima foto disponibile nell’archivio Life risale al 1860 e da Mountain View si ammette di non aver ancora inserito tutto il materiale disponibile (nel database mancano peraltro ancora anche alcune delle foto più famose).

Ogni foto può essere visualizzata in diverse dimensioni e contiene un link alla pagina da cui può essere acquistata per cifre che oscillano tra gli 80 e i 110 dollari: il servizio è stato messo in cantiere in collaborazione con il “Social Commerce” di Qoop. Degli incassi derivanti dalla vendita delle foto, però, Google non prende nulla: ciò che arriva nelle tasche di Sergey Brin e Larry Page è “solo” la quota in revenue sharing dei profitti dalla pubblicità associata alle pagine delle foto.

Si tratta organicamente di foto per lo più inedite in un catalogo che solo per il 3% è costituito da foto già pubblicate. «Google Image Search ha reso oggi stesso disponibili milioni di immagini e altri 10 milioni devono ancora essere messe online» ha dichiarato con un comunicato stampa la direzione di Time.

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