Sony difenderà ancora il Blu Ray in aula

A causa di un brevetto molto vago datato 1993, una società ha fatto causa alla Sony pretendendo le royalties sui supporti ottici venduti dall'azienda dal 1993 ad oggi. Benchè il caso sembri una truffa ai danni della casa giapponese nulla è detto
A causa di un brevetto molto vago datato 1993, una società ha fatto causa alla Sony pretendendo le royalties sui supporti ottici venduti dall'azienda dal 1993 ad oggi. Benchè il caso sembri una truffa ai danni della casa giapponese nulla è detto

E tre. Sony andrà in tribunale per la terza volta per dimostrare che il suo brevetto sulla tecnologia Blu Ray non ne infrange altri, sperando, come per gli altri casi, di portare a casa una secca e sonora vittoria. E che sia l’ultima.

Stavolta a fare causa è la Orinda Intellectual Properties che sostiene che il Blu Ray viola il suo brevetto 5.438.560 che a dire il vero contiene una descrizione forse troppo vaga di un processo di registrazione e riproduzione di dati a strati su un disco ottico: C’è insomma forse da meravigliarsi che non sia stata intentata causa anche per il processo di produzione dei Compact Disk.

Ancora più strano è il fatto che tale brevetto risalga al 1993, ma solo ora è stata intentata una causa il cui obiettivo dichiarato è peraltro quello di ottenere il pagamento dei diritti spettanti per quindici anni di sfruttamento. Mentre la causa segue il suo corso, però, la Orinda Intellectual Properties chiede anche che Sony smetta seduta stante di vendere i Blu Ray.

Tutto fa propende per l’ipotesi secondo cui l’accusa intenda avantaggiarsi di un brevetto molto vago per spillare soldi alla compagnia nipponica, che però non sembra avere di che temere (in entrambi i precedenti è uscita vincitrice). Sembra invece che Sony debba piuttosto temere il giudice chiamato a presiedere il processo: si tratta di T. John Ward, noto nell’ambiente per le sue sentenze solitamente dalla parte di chi detiene il brevetto.

Nonostante tutto faccia pensare ad un piccolo grande biscotto fatto alla società giapponese, la verità è che non ci sono prove in tal senso. Dunque, per quanto rimanga una definizione vaga, quella contenuta nel brevetto Orinda corrisponde al funzionamento dei dischi Blu Ray e quindi la società accusante potrebbe vedersi assegnare la ragione.

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